Abbiamo assistito a Melbourne ad una interessante gara di endurance, una competizione ingegneristica di grande livello, una sfida all’ultimo software ed all’ultimo ritrovato tecnologico, con motori ibridi avveniristici la cui ricerca troverà una applicazione sicuramente utile anche sulle macchine di serie. Come dite? Era una gara di Formula Uno? La competizione dove macchine e uomini sono lanciati costantemente al limite, anzi oltre quel limite? Dove non c’è un attimo di respiro ed ogni ingranaggio viene consumato fino al secondo prima di cedere? Dove ogni curva è affrontata come se fosse l’ultima? Dove vince chi ha più fegato oltre che più “piede”? No, vi sbagliate. Abbiamo assistito alla 24 ore di Melbourne, vinta dalla Mercedes di Rosberg perfettamente teleguidata dai box e che ha risparmiato, come da regolamento, tutto il carburante necessario per non incorrere nella reprimenda dei membri del Race Control. Anzi, nemmeno una 24 ore, ma, stando alla frase che il box di Hamilton gli ha detto per intimargli il ritiro – “dobbiamo preservare il motore – una sorta di “9 mesi di Le Mans”. Non so cosa pensate voi del Gran Premio di Australia, ma devo dire che, al di là del risultato sportivo, la delusione è notevole. Mai un sorpasso “vero”, mai un duello, ma solo cambi di posizione fra piloti che seguivano ognuno una “rotta” diversa dettata dai dati che dai box vengono riversati sulla macchina. Come girare in pista con il navigatore. Mai una possibilità per un pilota di metterci qualcosa di suo, pena, come successo al povero Ricciardo, incorrere nella mannaia del “troppo consumo”, nemmeno fossimo ad una gara di autobus ecologici. Insomma, se l’obiettivo di queste cervellotiche nuove regole era creare spettacolo, direi che il risultato è stato esattamente il contrario. In gara è successo quello che ci si aspettava dovesse succedere: Mercedes davanti e non di poco. Ed in effetti è quello che è successo anche se, come anche questo prevedibile, i segnali di fragilità che già la vettura di Stoccarda aveva mostrato saltuariamente nelle sue ultime uscite, ha messo fuori gioco Hamilton dopo pochi metri e spianato la strada ad un comodo successo per Nico Rosberg che ha vinto dove nel 1985 – prima edizione del Gran Premio di Australia sulla pista di Adelaide – vinse suo padre Keke. Una vittoria netta e mai in discussione. Per il resto tutto prevedibile: chi ha il motore – pardon, power unit – Mercedes è in netto vantaggio: la McLaren non arrivava a podio da oltre un anno e ha piazzato il deb Magnussen e Button secondo e terzo, sebbene per l’esclusione – sulla quale per altro sarà fatto ricorso – di Daniel Ricciardo. La Williams è stata sfortunata con Massa speronato in partenza da Kobayashi e Bottas che ha pregiudicato il podio per una ingenuità di guida, ma ha mostrato di essere fortissima. Perfino la Force India è andata comodamente a punti con il solito ottimo Hulkenberg. Chi ha il motore Ferrari, o si barcamena alla meglio – Alonso – o soffre il cambio di guida che sfavorisce i piloti “istintivi” – Raikkonen – oppure viaggia nelle retrovie. Chi ha il Renault, va un po’ più forte di chi ha il Ferrari ma ha una possibilità altissima di fermarsi per un guasto. I piloti? 

Ad oggi contano poco o nulla, ancora meno di quanto non contassero negli ultimi anni. Il pubblico? Può capire poco e non sa mai se un pilota sta recuperando posizioni perché è più bravo, perché è messo meglio con la macchina o solo perché chi è davanti sta risparmiando benzina. E la squalifica di Ricciardo per la rilevazione del controverso sensore – già più volte modificato dalla federazione – che misura il flusso di carburante, non fa che aumentare la confusione ed alimentare le polemiche. Confusione in testa anche di parecchi protagonisti, se è vero che Vettel, appena uscito di scena con una macchina “fuori-software” ha dichiarato: “Ho perso potenza ma non ho capito perché” e poi “Che posso farci?”. Se non lo capisce lui, figuriamoci noi… Insomma, il primo prodotto dell'”era Turbo” è rivedibile. Ma magari anche i nostalgici come noi si abitueranno piano piano alla nuova Formula Electronic-Endurance e, sempre magari, lo spettacolo sarà un po’ migliore nelle prossime uscite…