Si lo so, di questa definizione ho più volte abusato. Ma che devo fare, mi affascina particolarmente. Si tratta di Sliding Doors, titolo di un intenso film del 1998 in cui la vita di Gwyneth Paltrow si sviluppava secondo due trame decisamente diverse fra loro a seconda che fosse riuscita o meno a non perdere una semplice metropolitana. Un fatto banale che decide, imperscrutabilmente, il suo destino. Ecco: Stefan Bellof è una di quelle affascinanti e crudeli sliding door che rendono incredibilmente unico lo sport dell’automobile. Difficile dire cosa sarebbe successo della carriera di Stefan senza quel terribile schianto alla 1000 Km di Spa del 1° settembre 1985, causato da un contatto con l’espertissimo compagno di squadra Jacky Ickx. Sarebbe veramente diventato il primo campione del Mondo tedesco, anni prima di Michael Schumacher? Era davvero l’unico pilota più veloce di Ayrton Senna sul bagnato? Avrebbe vinto lui il celeberrimo Gran Premio di Monaco ’84 sotto la pioggia se non fosse stato interrotto dallo stesso Ickx in veste di direttore di gara? Sarebbe veramente approdato in Ferrari nel 1986 come il precontratto firmato a Maranello lasciava presagire? Sono interrogativi che rimarranno irrisolti e che contribuiscono solo ad accrescere l’alone di nostalgia che ne circonda la figura, ancora insospettabilmente vivida negli appassionati nonostante la sua fugace apparizione sulle scena mondiale durata meno di due stagioni ed il fatto che ormai siano passati trent’anni. Stefan esordì nel 1980 vincendo subito il titolo tedesco di Formula Ford e l’anno successivo il titolo mondiale di categoria. Nel 1982 finì terzo nel Campionato tedesco di Formula 3 e venne ingaggiato per l’Europeo di Formula 2 dalla Maurer, con cui vinse al debutto in Gran Bretagna, sotto la pioggia, ed in Germania. Ma il suo sconfinato talento naturale trovò terreno ideale soprattutto nelle competizioni sportcar, in cui diviene in breve tempo pilota ufficiale Porsche: fra il 1983 e il 1985 collezionò nove vittorie, laureandosi Campione del Mondo nel 1984. A dimostrazione delle sue doti velocistiche, Stefan detiene ancora oggi il primato assoluto sul giro del vecchio e glorioso circuito del Nürburgring – 6′ 11″ 130 millesimi – ottenuto con la Porsche 956 durante le prove ufficiali della 1000 Km nel 1983. In Formula 1 arrivò nel 1984 sulla Tyrrell, vettura dotata del motore aspirato Ford al cospetto dei potentissimi turbo in pista in quegli anni. Se in prova la differenza di prestazioni era difficilmente colmabile, in gara il talento di Stefan si fece subito notare: sesto a Spa, quinto ad Imola e soprattutto terzo nel già citato GP di Monaco. Quella gara, ricordata da tutti per la straordinaria rimonta del giovane Ayrton Senna ai danni di Prost vanificata dalla discutibile interruzione della corsa, tempi alla mano poteva essere vinta da Stefan che, partito ultimo, aveva inanellato una serie impressionante di sorpassi e, con l’intensificarsi della pioggia, stava recuperando anche sul fuoriclasse brasiliano. Purtroppo quella stagione si concluse male, con la poco edificante vicenda di frode sportiva della Tyrrell – pallini di piombo nel serbatoio per modificare il peso della vettura – che portarono alla squalifica retroattiva del team per tutta la stagione e, quindi, anche alla cancellazione dei risultati del giovane tedesco. Anche il 1985 iniziò con il poco potente motore Ford a bordo della sua Tyrrell, cosa che non gli impedì un quarto posto sul circuito cittadino di Detroit.

Il suo talento non era passato inosservato ed Enzo Ferrari aveva già raggiunto un accordo per portarlo alla corte di Maranello nel 1986 come compagno di squadra di Michele Alboreto, anche lui talento scoperto e lanciato dal “fiuto” di Ken Tyrrell. Ma il 1° settembre durante la 1000 Km di Spa, Stefan all’ingresso della pericolosa curva in salita del Radillon tentò di soffiare il primo posto all’idolo locale Jacky Ickx, anch’egli, come Stefan, alla guida di una Porsche 956. Per motivi difficilmente precisabili dalle poche immagini disponibili, le due vetture vennero a contatto ma, mentre quella del belga finì in testa coda senza gravi danni, la Porsche di Bellof decollò fino a schiantarsi contro un muretto di cemento. Per lui la morte fu praticamente istantanea. Aveva 27 anni. Finì così, prima di consacrarsi definitivamente, la traiettoria sportiva di Stefan Bellof, uno dei più straordinari talenti dell’automobilismo ed una delle più evidenti ed indecifrabili sliding door delle corse.