E va bene, anche questo sogno – o forse sarebbe meglio dire questa suggestione – è svanito. Quando si arriva all’appuntamento di Monza, anche nelle situazioni più difficili e nei momenti più neri, c’è sempre, in barba ad ogni cognizione razionale, la recondita speranza che l’aria “di casa”, il fascino della pista che più di ogni altra l’ha esaltata, il volere degli italici dei dell’automobilismo finiscano per spingere la Ferrari ad una prestazione di grande livello, sopra le righe e sopra le sue reali possibilità. Una speranza che si fa eccitazione a ridosso delle prove, diventa insistenza ingenua prima della gara e si scioglie della delusione dopo pochi giri. Perché i leggendari, interminabili e rapidissimi rettilinei di Monza, le sue punte massime di velocità che sfondano abbondantemente i 360 Km/h, i sui giri inanellati a 236 di media non potevano che evidenziare la superiorità prettamente motoristica della Mercedes su tutti gli avversari e soprattutto sulla Ferrari, cui non sarebbe bastata, è stato chiaro fin dalle prime battute, la spinta dei suoi al solito appassionati tifosi. E così è finito male, così come era cominciato con il balletto Marchionne-Montezemolo, uno dei peggiori week-end della storia della Ferrari, uno di quei momenti dei quali si ha la netta sensazione che con Enzo al comando non si sarebbe mai arrivati. Al di là della pochezza tecnica – in pista le rosse erano di fatto la sesta forza – il vero problema sembra essere la non coesione della squadra, un tramonto che sa di “notte dei lunghi coltelli” dove sembra già iniziata la caccia al colpevole. Marco Mattiacci non sembra avere avuto un impatto positivo, almeno fino ad adesso: non tanto tecnico – chiudere il gap con le migliori macchine si sapeva sarebbe stato assai complesso – ma nemmeno emotivo, di coesione e di compattezza, di orgoglio mi verrebbe da dire. Difficile, in questo momento, capire anche su cosa costruire il futuro. Su Fernando Alonso, per esempio, a patto che si riesca a trattenerlo a Maranello. Il che è tutt’altro che scontato. E non credo che sia un problema principalmente di soldi. Eloquente la sua dichiarazione a caldo appena dopo il mesto ritiro: alla domanda “Abbiamo qualche speranza di vedere vincere la Ferrari in questo Mondiale?” ha risposto semplicemente “No”. Con una faccia che valeva più di mille parole…

Capitolo Ferrari a parte, per gli appassionati a Monza c’è stato di che lustrarsi gli occhi: quando torna nei suoi templi la Formula 1 è viva, vivissima e diverte. Sorpassi, duelli, rimonte, errori, sorprese. A Monza non ci si annoia mai. Il monologo Mercedes che si attendeva è andato regolarmente in scena e ha visto alla fine una vittoria “stranamente” facile di Lewis Hamilton che, fra i due “litiganti” è stato quello più continuo, deciso e preciso di tutto il week-end. Nonostante una difficile partenza – ma sul lato esterno della pista tutti hanno avuto difficoltà in avvio – l’inglese ha recuperato metro su metro, messo pressione ad un Rosberg più nervoso del solito ed approfittato dei suoi errori – due, identici, uno ininfluente ed uno “fatale” – andando a vincere in maniera del tutto meritata. Dire che sia stato una sorta di “risarcimento” di quanto accaduto a Spa è forse troppo azzardato, certo è che Nico è sembrato insolitamente impreciso e meno “cattivo” del solito. Il Mondiale, insomma, resta incerto ed imprevedibile… Ma dietro alla cavalcata Mercedes e oltre all’impeccabile Felipe Massa che ha colto – finalmente – un meritatissimo e inappuntabile terzo gradino del podio che è suonato come un ulteriore sparo sulla “Croce Rossa” Ferrari, si sono eretti ad assoluti protagonisti due giovani leoni, ormai consacrati a campioni veri: Valtteri Bottas e Daniel Ricciardo. La sequenza impressionante dei sorpassi che hanno portato il finlandese – penalizzato prima da una cattiva partenza e poi da una cattiva gestione della sosta da parte dei box – e l’australiano – davvero spettacolare nel saltare il sempre più imbarazzato Vettel e l’ostico Perez – al quarto e quinto posto sono stati una vera gioia per gli occhi, un “manuale della staccata” scritto in tutte le possibili maniere che ha esaltato la fantastica “semplicità” della pista di Monza, alla faccia di tutti i tilkodromi che infestano il Mondiale. Hamilton, Rosberg, Bottas, Ricciardo: sono loro a conquistare i tifosi e ad aumentare la spettacolarità e l’interesse intorno alla Formula 1. E’ questa la ricetta. A cui il futuro deve, necessariamente, ridare un ingrediente indispensabile: una Ferrari competitiva.