D’accordo, direte voi, la ripetitività è la morte del giornalismo. Non si può leggere uno che ripete sempre le stesse cose e, d’altro canto, non può certo mettersi a scrivere uno che non è creativo, che non ha idee da trasmettere o che è fossilizzato sulle sue opinioni. Vero. Ora, però, mettetevi nei miei panni. E provate a pensare che cosa ci può essere di nuovo da commentare dopo aver assistito – sempre se siete riusciti a fare quello che sicuramente non siete riusciti a fare a Monaco, ovvero resistere al sonno e rimanere svegli – all’ennesimo monologo Mercedes anche nel pur spettacolare, intenso e glorioso circuito dell’Ile di Notre-Dame a Montreal. Quello che ancora adesso nei pressi della linea di arrivo ha stampigliato sull’asfalto come un tatuaggio “Salut Gilles”. Di nuovo, quindi, c’è poco. E mi tocca mio malgrado ripetermi. Due i fatti certi che ormai appaiono incontrovertibili. Il primo: la Mercedes è sostanzialmente inarrivabile anche per questa stagione, una evidenza che non è stata messa in crisi dal nuovo propulsore Ferrari potenziato messo in campo dagli uomini della Rossa in Canada e che non ha sostanzialmente spostato né in prova né in gara il gap prestazionale con le Frecce d’Argento. Tantomeno sono in grado di mettere in difficoltà Wolff, Lauda e compagnia le altre scuderie, in preda ad un preoccupante ed evidente livellamento verso il basso della competitività e delle prestazioni. Secondo fatto: Lewis Hamilton, incassato come un pugile navigato l’uppercut al mento che lo ha messo al tappeto a Monaco – sganciatogli tra l’altro non dall’avversario ma dal suo stesso angolo – si è rialzato più concentrato, determinato ed imbufalito di prima, inanellando un week-end da “percorso netto” che ha fatto ritornare nei ranghi – leggi, in ordine di talento – il suo compagno-avversario Nico Rosberg. Sulla base di questi due inconfutabili elementi, i bookmakers dovrebbero ritirare le scommesse sul binomio Hamilton-Mercedes che diventano per la corona iridata un pronostico fin troppo facile. Cosa che, lo capirete facilmente, sia per la Ferrari che per la Formula 1 in generale non è una buona notizia. Dobbiamo quindi ripeterci, purtroppo, annoiando forse i nostri lettori. Ma la situazione richiede una analisi di dettaglio che, comunque la si intraprenda, porta sempre alle stesse scontate conclusioni. 1) La vittoria di Sebastian Vettel a Sepang ha illuso l’ambiente e, forse, ha leggermente “rilassato” la rincorsa della Ferrari convinta di essere vicina alla meta. Una vittoria troppo precoce, “troppo meritata”, non avvenuta grazie al caso, ma che ha portato a pensare che la Mercedes fosse ormai a portata di sorpasso. Invece la realtà, dura, è quella per cui di passi da fare ce ne sono ancora molti e, forse quello che è più disarmante, il regolamento non permetterebbe di farli nemmeno se si potesse. E così il destino del Mondiale è già noiosamente segnato. Ed anche di ogni singola gara, salvo qualche autogol tedesco – che per fortuna allieta di tanto in tanto le nostre domeniche – che possa scompaginare lo spartito già scritto in partenza.
2) Sebastian Vettel è un grande pilota. Lo era lo scorso anno quando lo davano per finito, lo è quest’anno che ha fatto vedere di potere, forse ancora meglio di quanto faceva l’ormai “scarico” Fernando Alonso, cavare il meglio dalle condizioni a sua disposizione. Ma l’entusiasmo, la professionalità e la voglia reggono nel tempo se sono supportate, alimentate e corroborate da una speranza. Quella di poter vincere. Attenzione a non ritrovarci tra qualche tempo con un altro grande campione stufo di vedere gli scarichi degli avversari allontanarsi senza poter fare nulla. 3) La Formula Noia: mi ribatterete che quando a dominare era la Ferrari nessuno si lamentava, ed in questa considerazione c’è inevitabilmente del vero. Però non si può non ammettere che la prospettiva di assistere – e non solo per questa stagione – ad un monomarca Mercedes non è esattamente allettante, anzi è l’ennesimo buco nel tubo dell’ossigeno che già con fatica tiene viva la Formula 1. Io non voglio dire di introdurre misure antisportive per penalizzare le Frecce d’Argento – che sono antipatiche perché vincono troppo ma che in pista sono superiori e meritano indubbiamente quanto raccolgono – ma di ristrutturare i regolamenti tecnici in vista della prossima stagione per favorire la competizione. Primi fra tutti i provvedimenti: fine dei simulatori, reintroduzione delle prove private e eliminazione dell’assurdo vincolo alle modifiche tecniche nel corso della stagione. Ma mi sembra di essere come quel tale che era “voce che grida nel deserto…” 4) La Formula Mediocrità. Chi ha avuto la pazienza di leggere qualche precedente commento, si sarà già sorbito la nostra invettiva contro la “dittatura della tecnologica imposta” che ormai regna sovrana. Ma quello che emerge con il passare delle gare è che tale situazione, oltre alla “scomparsa del pilota” come fattore che influenzi il risultato, ha anche una seconda devastante conseguenza: il livellamento verso il basso della competitività. Evidente, inconfutabile. Mediocri le Red Bull, le Force India, le Sauber, le Lotus, perfino le Williams sempre lontane dai primi. Per andare forte bisogna avere un motore Mercedes, cosa che ovviamente rende piuttosto “controllabile” la situazione da parte della casa di Stoccarda anche rispetto alle sue scuderie-clienti.
Se si vuole entrare in con un progetto nuovo, come ha fatto la Honda, bisogna mettere in conto mesi, forse anni, di inevitabili figuracce per interpretare una “tecnologia unica” che chi è già in pista utilizza da tempo, ma senza alcuna possibilità di innovarla “in proprio”. Quante case automobilistiche potrebbero essere attratte alla F1 con questa prospettiva? Il parco macchine, quindi, già povero, è destinato a degradarsi ulteriormente, scoraggiando investitori e perdendo in popolarità. Un vicolo cieco. Lewis Hamilton, grande pilota per quanto possa essere grande un pilota di questa generazione, sta inanellando record su record senza praticamente avversari. Si divertirà ancora? Forse si. Ma, secondo me, non a lungo. Prima o poi gli tornerà il desidero di vincere misurandosi con qualcuno alla sua altezza…