Un’assolata domenica più estiva che primaverile bacia come si fa con i belli il piccolo Principato governato da Sua Altezza Serenissima Ranieri III, non ancora sposato con la splendida Grace Kelly. Quel giorno Monaco è il teatro dell’undicesima edizione del Gran Premio che più di ogni altro segnerà la storia della Formula 1 con il suo ininterrotto fascino attraverso i decenni, la mondanità e le corse fin dal lontano 1929, anno in cui si organizzò per la prima volta. Una pista che aveva già vissuto nel periodo d’oro fra le due guerre gli italici trionfi dell’Alfa Romeo con il grande Tazio Nuvolari e con l’”asso dimenticato” Guy Moll – il piccolo grande campione nato in Algeria da padre francese e madre spagnola, scovato da Enzo Ferrari e morto in pista a soli 24 anni nel 1934 – e di grandi piloti di casa nostra come Achille Varzi e Luigi Fagioli. Una pista che ancora una volta, nel 1948, aveva parlato italiano alla riapertura dopo la tragedia del Conflitto Mondiale quando, sebbene nell’ambito di una gara dal tono minore e senza i “grandi” del tempo, aveva vinto Nino Farina sulla Maserati.
In quel 1950, però, l’edizione del Grand Prix intorno alla zona del porto, nei pressi del casino e sotto quel tunnel già unico nel suo genere, ha una dimensione nuova e diversa, quella di essere inserita nel calendario del neonato Campionato Mondiale di Formula 1: una competizione innovativa ed ambiziosa ma ancora agli inizi, di cui pochi avrebbero pronosticato la planetaria diffusione e lo sterminato numero di appassionati che l’hanno seguita fino ai nostri giorni. Anche in quel 1950 Montecarlo è terra di conquista della tecnica italiana: a dominare, infatti, è ancora l’Alfa Romeo con la sua straordinaria squadra di piloti, noti come le “tre effe”, ovvero Juan Manuel Fangio – che vincerà la gara – Luigi Fagioli e Nino Farina. Ma quella corsa non sarà ricordata solo per il trionfo del Maestro argentino o per l’incredibile incidente multiplo al primo giro che ha trasformato la pista in una sorta di incrocio cittadino ingolfato dal traffico nell’ora di punta. In quella gara, infatti, sono alla partenza per la prima volta tre vetture rosse iscritte da una nuova scuderia nata ufficialmente nel 1946 ma che solo dal 1948 aveva portato in pista – e su strada – le proprie prime vetture. Da notare che quello di Monaco non è il primo Gran Premio in calendario, ma il secondo dopo quello di Gran Bretagna corso a Silverstone una settimana prima: tuttavia, il fondatore e capo indiscusso di quella nuova scuderia – un uomo tutto d’un pezzo, emiliano verace con una esperienza quasi trentennale nel mondo ancora pionieristico dell’automobilismo sportivo prima come pilota e poi come direttore del reparto corse dell’amata Alfa Romeo fino al 1938 – non aveva accettato il meccanismo di distribuzione dei premi proposto dagli organizzatori britannici e aveva sdegnosamente rifiutato di prendere parte a quell’evento, aprendo una rivalità con il mondo del motorismo anglosassone che durerà per tutta la sua vita. Quell’uomo si chiamava Enzo Ferrari. Le tre vetture, tre possenti “” con un propulsore “Grand Prix” da 1,5 litri a 12 cilindri – un marchio di fabbrica – dotato di compressore, erano affidate ai milanesi Alberto Ascari e Gigi Villoresi e all’asso francese Raymond Sommer. Ascari finisce secondo ad oltre un giro dal vincitore Fangio, Sommer quarto ma forse questo non conta più, ormai. Quello che conta è che a Monaco per la prima volta ha esordito in Formula 1 una Ferrari. Ha esordito in quel circus della quale è stata, nei sessantacinque anni successivi, il vero e proprio simbolo, del quale ha costruito letteralmente la storia e di cui ha disegnato la traiettoria agonistica e creando qualcosa di unico, ineguagliato ed ineguagliabile. Novecento Gran Premi fa. Molto più che una vita. Sono cambiati gli uomini, la tecnica, i regolamenti, l’ambiente, il pubblico, l’environment. E’ cambiato il mondo intero. Ma la Ferrari è ancora là, orgoglio dell’Italia. Novecento di questi giorni, “vecchia” Ferrari. Perché, come diceva sempre il Drake, la vittoria più bella è sempre la prossima…