“Sfortunato? Se Chris aprisse un’impresa di pompe funebri, la gente smetterebbe di morire!“. In questa brillante definizione di Mario Andretti c’è tutta la carriera sportiva di Chris Amon, ovvero, a detta di tutti, il pilota più sfortunato nella storia della Formula Uno o, se volete, il migliore di sempre fra quelli che non sono mai riusciti a vincere un Gran Premio. Di certo, il miglior collaudatore e tester della sua epoca. Chris Amon, neozelandese di Palmerstone, brillante esponente di quella scuola che con lui, Denny Hulme e Bruce McLaren segnò profondamente la storia delle corse in macchina negli anni ’60 e ’70, è morto nella sua terra natale, vinto da un cancro contro cui combatteva da diverso tempo. Aveva 73 anni.
Nonostante sia stato nello stretto novero dei “top drivers” per molte stagioni, nonostante cinque pole position, 189 giri percorsi in testa ed una brillante carriera in ambito sportcar con numerose vittorie soprattutto per la Ferrari e la Ford – fra cui la 24 Ore di Le Mans del ’66 con la mitica “GT40” e la storica 24 Ore di Daytona ‘67 finita con un arrivo in parata immortalato in una celeberrima fotografia – Amon non riuscì mai a vincere una corsa valida per il Campionato del Mondo. Incredibili sono alcune disavventure capitategli quando sembrava ormai sul punto di cogliere il meritato trionfo, come a Monza nel ’72 quando perse la visiera del casco mentre era primo o a Clermont-Ferrand nello stesso anno allorché una foratura lo appiedò a pochi giri dal termine quando era saldamente al comando.
Curiosamente, le uniche gare di Formula Uno che riuscì a vincere erano Fuori Campionato: l’International Trophy ’70 con la March e il GP di Argentina ’72 sulla Matra. La sua lunga carriera iniziò nel ’61 a 17 anni con la scuderia di Reg Parnell ed una vecchia Maserati 250F grazie al finanziamento di una associazione neozelandese e terminò nella seconda metà degli anni settanta con una lunga parabola discendente in scuderie di secondo piano: Tecno, Ensign e Williams. Nel ’74 tentò anche una fallimentare esperienza da pilota-costruttore lanciando senza fortuna la Dalton-Amon. Fra il 1967 e il 1969 Chris fu ingaggiato dalla Ferrari e strinse un rapporto molto intenso con il patron Enzo, suo estimatore, e soprattutto con Mauro Forghieri che lo ha sempre considerato il miglior pilota che abbia mai incrociato.
Purtroppo in quegli anni la casa di Maranello attraversò una crisi tecnica prolungata e anche in questa circostanza il nostro Chris dimostrò di avere poca fortuna. Non migliori furono gli esiti degli ambiziosi ma deludenti progetti March e Matra, nei quali si coinvolse fra il 1970 e il 1973. Nel ’77 dopo l’ultima stagione in Can-Am si ritirò definitivamente per dedicarsi alla fattoria di famiglia ed entrare come consulente presso la Toyota. Curiosità storica: Amon nel 1976 corse per Walter Wolf e conobbe un giovane pilota canadese che gareggiava per la sua scuderia in Can-Am. Quando Enzo Ferrari chiese a Chris – di cui aveva una incondizionata stima – un consiglio su come sostituire Lauda, Amon fu il primo a fargli il nome di quel piccolo e spericolato pilota che lo aveva stupito fin dai primi momenti: si chiamava Gilles Villeneuve.