Arrivano ulteriori conferme in merito al fatto che la variante Omicron sia meno aggressiva rispetto alla Delta. Seppur molto più contagiosa, come confermato dai numeri del contagi di questi giorni, l’ultima modifica del ceppo originario del covid sembrerebbe causare effetto meno gravi sulle persone, e ciò non può che rappresentare una bella notizia. A riguardo ne ha parlato anche il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani, che attraverso il proprio account Facebook ha fatto sapere che, l’aumento dei contagi covid “dell’ultima settimana si accompagna ad un significativo cambiamento delle caratteristiche della malattia, con un incremento della quota di persone con sintomi lievi o assenti che ormai ha raggiunto il 75%”.
Quindi ha specificato: “E’ una conferma della ridotta aggressività della variante omicron, che avevamo già segnalato in seguito ai primi contatti con i colleghi sudafricani ed ai rapporti provenienti da paesi europei”. Poi Vaia ha proseguito, sottolineando la necessità di implementare le cure a domicilio, evitando quindi di intasare inutilmente gli ospedali: “Il covid 19 assume sempre di più le caratteristiche di una malattia stagionale. C’è necessità di semplificazione di accessi e procedure. Dobbiamo investire sempre più nelle cure domiciliari”.
FRANCESCO VAIA SU OMICRON: “PROVA CHE LA CAMPAGNA VACCINALE RENDE IL COVID MENO PERICOLOSO”
Il direttore dello Spallanzani ha poi voluto sottolineare per l’ennesima volta la bontà dei vaccini anti covid, e riferendosi alla ridotta aggressiva dell’Omicron ha scritto: “è anche una ulteriore prova di come la campagna vaccinale, rafforzata dai progressi nella somministrazione della terza dose, contribuisca a rendere Covid una malattia meno pericolosa”.
Quindi il professore ha aggiunto e concluso, snocciolando un po’ di dati: “Da una sorveglianza effettuata presso tutti i nuovi pazienti ricoverati nei reparti o assistiti presso l’ambulatorio ospedaliero Monoclonali dello Spallanzani negli ultimi 10 giorni, la prevalenza di Omicron è risultata pari al 14% nei ricoverati e al 60% in quelli non ospedalizzati dell’Ambulatorio monoclonali. Questo dato appare un’ulteriore conferma del fatto che Omicron, come già visto in Sud Africa e Gran Bretagna, sembra associato a manifestazioni di malattia più lievi”.