Il vecchio covid come lo conoscevamo fino a poco tempo fa è completamente cambiato al punto che ora possiamo parlare di un virus diverso con un altro nome. Ne è convinto uno che dal febbraio 2020 (ma non solo) è in prima fila contro il coronavirus, leggasi Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto Spallanzani di Roma. Intervistato oggi da Il Gazzettino ha spiegato senza troppi giri di parole: “La pandemia, per come l’abbiamo conosciuta noi, non c’è più”. Vaia è quindi passato ad esaminare gli ultimi dati del bollettino covid: “Nella settimana presa in esame dall’Iss si osserva un’incidenza lievemente superiore su centomila persone. Ma visto che ci troviamo in un periodo di feste e non abbiamo usato le mascherine, mi sembra un’incidenza accettabilissima. Quando si leggono i dati bisogna valutare altri parametri più attendibili, che sono quelli dell’ospedalizzazione e della malattia grave”.
Vaia parla di situazione “sotto controllo” a cominciare dalle terapie intensive, mentre “i ricoveri ordinari sono diminuiti”. Poi sottolinea: “I dati del Lazio sono abbastanza confortanti. Noi siamo l’ospedale di riferimento della Regine, il nostro centro è rimasto sempre attivo, e abbiamo numeri molto al di sotto di quello degli anni scorsi. Siamo ancora in condizioni di accettabilità”.
FRANCESCO VAIA: “LA PANDEMIA DI COVID PER COME LA CONOSCEVAMO NON C’E’ PIU’”
Stando a Thomas Mertens del Robert Koch Institut la pandemia è finita, parole condivise da Vaia: “Mertens, che ho voluto nel mio board scientifico, afferma una cosa giustissima: la pandemia per come l’abbiamo conosciuta noi non c’è più. In un documento sottoscritto anche da lui insieme a tanti altri esperti quasi un mese fa, come Spallanzani, abbiamo suggerito di chiamare questa malattia non più Covid 19 ma Covid 23”.
“Il Covid 23 – ha proseguito Vaia – determina una malattia che si ferma spesso alle prime vie aeree superiori, quindi non troviamo una polmonite come nel 2019-2020; questo accade molto raramente, e l’85 per cento delle persone che possono prendere la polmonite sono anziane e hanno altre patologie”. In ogni caso bisogna sempre mantenere la guardia altissima, soprattutto tenendo conto ciò che sta accadendo in Cina: “Può succedere che se abbiamo un miliardo e più di persone contagiate, si può determinare una variante nuova che potrebbe scatenare in altre parti del mondo un nuovo focolaio”.