Vaiolo delle scimmie, “isolamento anche dagli animali domestici”

La notizia del cane contagiato con il vaiolo dalle scimmie dal suo padrone, a Parigi, sta circolando parecchio online. Si tratta di una notizia importante perché sottolinea come il contagio possa avvenire da un essere umano ad un altro mammifero, mentre in precedenza si erano evidenziati solamente casi inversi (quindi da animale ad essere umano). In merito a questa vicenda si è espressa anche l’immunologa dell’Università di Padova, Antonella Viola, ai microfoni de La Stampa, come riporta anche Adnkronos.

L’immunologa sottolinea innanzitutto come in precedenza si siano evidenziati diversi casi di vaiolo delle scimmie trasmesso dagli animali domestici “che non sempre mostrano segni della malattia” ai loro padroni, mentre “questo caso inverso, dall’uomo al cane” è unico. “Ci suggerisce che l’isolamento dei positivi deve riguardare anche gli animali”, incalza Antonella Viola nel suo intervento, “se si è positivi o a rischio di esserlo bisogna isolarsi non solo dalle persone ma anche dal proprio animale domestico”. Sempre secondo l’esperta, è anche importante tenere a mente che i casi di asintomatici sono parecchi, ma non sembrano esserci ancora sufficienti evidenze per determinare il loro grado di contagiosità.

Vaiolo delle scimmie, è importante “tenere traccia dei contatti stretti”

Ultimamente, insomma, si parla sempre di più del vaiolo delle scimmie, che sembra crescere con una velocità impressionante (tanto che l’OMS certifica un aumento del 20% dei contagi nel mondo costante da un paio di settimane), ma fortunatamente sembra essere poco letale, con un’incidenza che va dall’1% al 10% in base alla variante. Questa crescita, secondo l’immunologa Antonella Viola, è dovuta al fatto che non sempre l’infezione si accompagna alle “tipiche lesioni”, ma si presenta anche senza sintomi.

Tuttavia, “sebbene non si abbia la certezza che i soggetti asintomatici siano in grado” di trasmettere il vaiolo delle scimmie ad altri soggetti, “i dati di laboratorio suggeriscono che questa sia una possibilità”. Questo, sempre secondo l’esperta, dovrebbe spingere le persone positive, o potenzialmente tali, a tenere traccia dei loro contatti stretti e “a considerarsi potenzialmente contagiosi anche in assenza di sintomi” nel caso in cui abbiano avuto un contatto con un soggetto che poi si è rivelato positivo al vaiolo delle scimmie. L’esperta conclude parlando del vaccino e ricordando come, in generale, seppur non sia possibile avere una protezione al 100%, soprattutto per un vaccino del quale “sappiamo pochissimo dell’efficacia”, potrebbe essere meglio farlo, per sviluppare una qualche protezione.