LE POLEMICHE CONTRO IL MINISTRO VALDITARA DOPO L’INTERVENTO PER LA FONDAZIONE CECCHETTIN ALLA CAMERA

Da Elena e Gino Cecchettin, fino alla sinistra politica e sui media, quanto sostenuto dal Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara durante la presentazione alla Camera della Fondazione Giulia Cecchettin è fortemente contestato: da ore infiamma infatti la polemica sui social per il video inviato dal titolare del MIM all’evento con presente il padre della giovane ragazza uccisa barbaramente da Filippo Turetta l’11 novembre 2023. In quell’occasione infatti Valditara, nel compiere una lunga analisi su fenomeno indegno della violenza di genere affonda il colpo su alcuni concetti divenuti subito virali e che gli valgono ora la palma delle ingenti richieste di dimissioni in arrivo dal Centrosinistra.



Dal patriarcato ai femminicidi, fino al fenomeno dell’immigrazione irregolare e delle violenze contro le donne: capire cosa ha detto Valditara per davvero oggi è praticamente impossibile da riscontrare nei tanti “riassunti” della vicenda che vede l’ipotetica gaffe del Ministro in quota Lega davanti alla famiglia Cecchettin. Occorre allora fare un piccolo passo indietro e provare a ristabilire per un attimo i fatti, anzi in questo caso le dichiarazioni, con una premessa: non si tratta di difendere l’una o l’altra parte politica, ma di raccontare una verità fattuale che troppo spesso viene dimenticata (da destra a sinistra) in nome della battaglia politica.



COSA HA DETTO VALDITARA E PERCHÈ VIENE ATTACCATO

Ebbene, nel video diffuso da Valditara per la nascita della Fondazione Cecchettin contro la violenza sulle donne, il Ministro parla del fenomeno del patriarcato non tanto per “limitarlo” ma per far capire come la società italiana ad oggi non vive gli scenari realmente patriarcali dei secoli scorsi. «La visione ideologica vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Ma come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975»: è in quella riforma che la famiglia viene ridefinita come fondata sull’uguaglianza e non più sul valore gerarchico del maschio sulla fammina-moglie. Il tema dunque, aggiunge Valditara, non è tanto soffermarsi sul “patriarcato” ma sulle emergenze purtroppo ancora in atto tra femminicidi e violenze di genere: anche qui il Ministro dice qualcosa di inoppugnabile, ovvero che tale caos nasce dalla concezione “proprietaria” della donna, «oggi il femminicidio sembra più il frutto di una grave immaturità del maschio che non sa sopportare i no».



Insomma, tra maschilismo e machismo, purtroppo il patriarcato violento giunge con echi ancora oggi nel considerare la donna come un oggetto di “proprietà” dell’uomo e su questo Valditara affonda il colpo: «la vera battaglia è dunque culturale, parte dalla scuola ma coinvolge anche la famiglia». Non solo, per il Ministro il clima difficile di oggi coinvolge tutti, anche la cultura di massa, i social e la pubblicità: è a questo punto che Valditara introduce l’ultimo tema del suo intervento che scatena il putiferio della sinistra che continua a chiedere le dimissioni del titolare MIM ancora in queste ore. «Ad ogni nuovo venuto in Italia», deve essere chiara la centralità della Costituzione che non ammette discriminazioni neanche sul sesso: «Occorre non far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e di devianza in qualche modo discendenti da una immigrazione illegale». Insomma, la violenza di genere non è generata dall’immigrazione illegale, ma semplicemente occorre far fronte in ogni elemento della società affinché tali violenze non trovino più spazio né zone d’ombra: dalla famiglia alla scuola fino alla cultura di massa e sì, in fondo, anche per l’immigrazione irregolare che i dati del Viminale ritengono ad oggi come un delitto su tre contro le donne provenga da realtà derivanti dall’immigrazione illegale di massa. Il solo fatto che la Premier Meloni abbia confermato questi dati difendendo le dichiarazioni di Valditara ha soffiato ancora più benzina sul fuoco della polemica, arrivano alle richieste di dimissioni così come le critiche della famiglia Cecchettin: «Vorrei dire al ministro che chi ha portato via mia figlia è italiano».

IL CLIMA VIOLENTO CONTRO VALDITARA E IL PROBLEMA EDUCATIVO (E DI REALTÀ) NON COLTO A SINISTRA

Che non fosse poi un periodo piuttosto tranquillo per il Ministro Valditara non servivano le polemiche sul fronte Cecchettin a dimostrarlo: gli attacchi da insegnanti e prof (come il caso Raimo, ndr), le contestazioni settimanali davanti al suo Ministero, gli scioperi del mondo scuola e soprattutto le manifestazioni di piazza che arrivano a bruciare foto e “fantocci” dello stesso Ministro dell’Istruzione fanno ben comprendere come il clima violento (contro una parte politica) sia un tema non più sottovalutabile. Al netto delle critiche legittime politiche che possono essere fatte contro un Ministro della Repubblica, è un problema di cultura e di realtà che salta all’occhio negli ennesimi attacchi da sinistra contro Giuseppe Valditara: le scritte rosse del corteo “No Meloni Day” contro le effigi del Ministro in quota Lega, il fantoccio bruciato e l’accusa di voler “fascistizzare” la scuola italiana hanno preparato il campo alle polemiche emerse dal video intervento per la Fondazione Cecchettin.

Un problema di realtà e di educazione non nel senso moralista di “bon ton” nel non usare toni così violenti come quelli sentiti in alcune piazze: ma neanche nel senso del titolo recente del “Manifesto” che sul caso femminicidi sceglie di aprire con un inquietante “educarne uno” seguita dalla foto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, come a dire che serve una “rieducazione” di chi sostiene teorie come quelle riassunte oggi dai media, dal “patriarcato non esiste” a “le violenze nascono anche dall’immigrazione irregolare”. Al di là che – come dimostrato qui sopra – non sono i concetti usati e pensati da Valditara, è una problematica culturale-educativa quella posta dal Ministro che viene in pieno sposata anche dallo stesso Gino Cecchettin, pur critico sul resto dell’intervento: «La violenza è violenza, indipendentemente da dove essa arrivi. Non ne farei un tema di colore, ma di azione. Di concetto». Il “problema di realtà” infine emerge nel vuole travisare, ideologicamente o meno, i concetti espressi da un personaggio politico leggendoli con gli occhiali ideologici del politicamente corretto: Valditara non ha detto che Filippo Turetta era immigrato, eppure è questo il “concetto” passato dalla sinistra; Valditara non ha detto che non esiste violenza contro le donne, anzi vi ha fatto un intero video sul tema, eppure viene ora bollato come «indecente, si deve dimettere per le ignominie dette contro le donne». Un problema culturale e di realtà, le due facce di un’unica medaglia che vorremmo tanto chiamare educazione.