Continua l’ormai lungo scontro tra il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e lo scrittore Nicola Lagioia che lo scorso marzo si era lanciato in un attacco contro il titolare del dicastero durante un diretta del programma Chesarà di Rai 3 in seguito ad un famoso tweet che aveva fatto il giro del web raccogliendo diverse critiche da chi – per un ragione o per un’altra – lo riteneva scorretto dal punto di vista grammaticale e lessicale: un attacco in seguito al quale Valditara aveva deciso di presentare un atto di citazioni in giudizio con l’ipotesi di diffamazione chiedendo un risarcimento dal valore di – addirittura – 20mila euro per i danni subiti.
Senza dilungarci troppo nella questione, basti ricordare che in seguito al tweet di Valditara, lo scrittore nello studio di Serena Bortone aveva sottolineato che “se ci fosse la lingua italiana come accesso alla cittadinanza (..) probabilmente [il ministro] lo fallirebbe e molti di questi studenti invece lo passerebbero”, riferendosi – ovviamente – ai giovani stranieri che erano protagonisti del post condiviso dal ministro sul suo account X; sottolineando poi poco dopo che in ogni caso dal suo punto di vista il test del ministro sarebbe già da considerarsi “cannato” proprio in virtù di quello sgrammaticato testo.
Giuseppe Valditara: “La narrazione di Nicola Lagioia è scorretta”
Rientrando nel merito dello scontro, il ministro Valditara nella giornata di oggi ha deciso di rispondere sul Tempo ad una lettera “a me indirizzata” dallo scrittore nei giorni scorsi, partendo dal precisare che “ci sono alcune cose che non tornano nella narrazione di Nicola Lagioia“: la prima è che “ha affermato che non sarebbe vero che io le avrei proposto una mediazione”, mettendo – dal conto suo – in chiaro che “la proposta di mediazione è stata notificata il giorno 27 maggio con tanto di firma per ricevuto da parte del portiere dello stabile dove abita”; senza dimenticare il non trascurabile fatto che “arriva ad attribuirmi ‘disprezzo verso le storie’ di ragazzi stranieri che conoscerebbero l’italiano meglio di me”, additandogli una narrazione “gratuitamente offensiva e illogica” visto che “non vi è nulla (..) che giustifichi l’accusa”.
Similmente, Valditara precisa che Lagioia “mi accusa di esprimere odio e disprezzo nei confronti di Christian Raimo e nei suoi”, precisando che – in realtà – “ho dichiarato (..) di essere rimasto colpito da certe sue espressioni particolarmente violente contro di me”; puntando poi anche il dito contro l’affermazione per cui “il ministro Giuli dovrebbe esprimersi sulla mia ‘querela’ altrimenti non sarebbe un interlocutore autorevole per il mondo del libero” per sottolineare che “queste affermazioni suonano minacciose” e decisamente lontane “da quella tolleranza che auspica”.
Il ministro Valditara: “Sono disposto a ritirare la querela, ma Lagioia deve ammettere di aver sbagliato”
Lasciando poi da parte i punti oscuri e scorretti della narrazione di Lagioia, il ministro Valditara nella sua lunga lettera ci tiene poi a spiegare che “non ho avviato un’azione civile (..) per aver criticato la forma espressiva di un mio tweet” – che peraltro sostiene essere stato “giudicato corretto grammaticalmente da diversi illustri linguisti” – ma per i “toni palesemente offensivi” usati durante l’intervento su Rai 3 al solo fine di “dimostrare che [sarei] talmente ‘ignorante’ proprio nella lingua italiana che non riuscirei (probabilmente) nemmeno a superare un test di conoscenza elementare della lingua”.
Parole che secondo Valditara nulla hanno a che fare con “la satira” essendo al centro di un “discorso molto serio all’interno di un dibattito televisivo” lungi dal “rispetto verso l’altro [che] predico ogni giorno nelle scuole che vado a visitare” in una sorta di “dileggio dell’avversario tipico del pensiero totalitario“: in altre parole alla base della querela ci sarebbe la volontà di “difendere la cultura del rispetto verso l’altro”, mentre dal conto suo il ministro sottolinea anche che nel caso in cui Lagioia ammettesse di “essere andato oltre il legittimo esercizio della critica e che non è corretto insultare o offendere chicchessia, che denigrare e screditare la persona, non le sue idee, non ha nulla a che vedere con la critica politica (..), io non esiterò un attimo a fermare l’azione legale“.