LE PRIME DECISIONI DEL MINISTRO VALDITARA SUL CASO DELLA SCUOLA DI TREVISO “CONTRO” DANTE

Aveva già definito “inammissibile” la decisione della scuola media di Treviso di esonerare alcuni studenti musulmani dallo studio di Dante Alighieri, ha poi voluto mandare gli ispettori del Ministero MIM per sincerarsi di cosa possa essere successo: il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara oggi torna sul “caso-Dante” rispondendo alle domande del “Messaggero” e sottolineando come il tema fuoriesca dalla mera discussione politica-ideologica ma si estende fino alle gravi problematiche della cancel culture” sempre più diffusa in Occidente.



I due alunni esonerati dallo studio della Divina Commedia di Dante, proprio a causa del tema religioso cristiano alla base che avrebbe potuto “offenderli”, hanno scatenato un caso politico divenuto subito nazionale. Secondo il titolare del Ministero il tema non è l’inclusione o l’apertura alle istanze di tutti, la questione è su cosa si basi una cultura, una civiltà: «Se rinunciamo alla nostra identità culturale rischiamo di andare verso una società disgregata». Valditara rileva come ognuno deve credere nel Dio che vuole e lo Stato non deve mettere “becco”, ma dal punto di vista cultura occorre sapere come e dove l’Italia si sia formata: nei valori della bimillenaria storia occidentale la cultura greco-romana-cristiana non può essere “dimenticata” o peggio “cancellata” per paura di offendere le minoranze.



«Al centro c’è il concetto di persona, che comincia con il diritto romano, si esalta con il cristianesimo, si arricchisce con l’illuminismo e questo è il tratto fondamentale della nostra civiltà»: per il Ministro è proprio la Costituzione scritta dai nostri padri e nonni ad aver inserito questa composizione articolata che si fonda sulla centralità della persona: il problema dunque è ben al di là del “singolo” Sommo Poeta, «Ripudiare Dante, che è il pilastro della lingua e della cultura italiana, significa rifiutare noi stessi». Le prime iniziative e decisioni prese dal Ministero e dal Governo Meloni è quella del consueto invio di ispettori per esaminare quanto avvenuto: solo a quel punto si capirà dalla relazione stilata se e quali provvedimenti l’ufficio scolastico regionale prenderà. Ma ribadiamo, al di là del singolo caso di Treviso, è il concetto generale che deve premere tutti, cristiani, musulmani, atei e quant’altro: «molti, avendo perduto la consapevolezza della grandezza della nostra civiltà e della nostra identità, subiscono questa moda che si sta diffondendo in Occidente e che consiste nell’auto-colpevolizzazione e nell’ansia di rinunciare al nostro passato».



“DANTE È IL PILASTRO DELLA NOSTRA CULTURA, LA SCUOLA NON SI AUTOCENSURI E SIA LIBERA”. LA PROPOSTA DI VALDITARA

È sempre nella lunga intervista al “Messaggero” che il Ministro Valditara contesta il concetto di una scuola che arrivi ad autocensurarsi, è proprio contro l’idea stessa della scuola liberale e democratica al centro della Carta Costituzionale. Il titolare del MIM cita da Togliatti a Calamendrei, padri costituenti tutt’altro che fulgidi esempi di cattolici: entrambi consideravano Dante e la cultura dantesca come uno dei punti cardine del civiltà italiana ed occidentale: «Credo che insegnare a tutti i ragazzi i giganti della nostra cultura li renda veramente liberi, perché assorbono e discutono – anche criticamente – valori e principii che sono un autentico patrimonio di civiltà».

Il rischio invece di seguire la “moda” del cancellare ciò che si pensa possa dare fastidio ad alcune minoranze è quanto di più insopportabile e dannoso per la stessa cultura occidentale, e in realtà per tutti: «una scuola conformista quella che assume solo il punto di vista degli altri e non il nostro, non è una scuola libera e nemmeno costituzionale». Secondo il Ministro Valditara, il pensiero egemone che cresce dentro l’Occidente, anche ben oltre il caso della scuola su Dante, rischia di far passare come emarginato e messo all’indice chiunque non segua pedissequamente quanto l’opinione pubblica ritiene come giusto, inclusivo e rispettoso. La “ricetta” è sempre l’educazione e la cultura, con Valditara che spiega come si debba tornare a studiare a fondo la cultura greca, quella latina e il contributo chiave di cristianesimo e illuminismo. Il seme di una cultura così “appiattita” come quella odierna (non tutta, intendiamoci), affonda le radici nel Sessantotto ma si sviluppa anche molto dopo, secondo il Ministro: «i diritti hanno preso a prevalere sui doveri, fin quasi ad annullare questi ultimi […] . Si è cominciato a puntare insomma sull’iperfetazione del desiderio. Dove i diritti vengono a coincidere sempre più con i desideri».