IL MINISTRO VALDITARA SPIEGA A “LIBERO” DA DOVE NASCE LA PROPOSTA SULLE SCUOLE APERTE IN ESTATE
Sindacati – in particolare modo la Cgil di Landini – e associazioni non sono affatto convinti della proposta del Ministro Valditara sulle scuole aperte anche d’estate, giunta ieri da “La Stampa” (e qui sotto riassunta nel nostro focus, ndr): così domenica su “Libero Quotidiano” è ancora il titolare del MIM a spiegare da dove nasca la proposta e come potrebbe essere portata avanti convincendo gli scettici. «Soddisfare due esigenze importanti: una riguarda i ragazzi e un’altra le famiglie», spiega Valditara ad Hoara Borselli su “Libero”; da un lato infatti, si tende a consentire chi più in difficoltà di poter recuperare per tempo tra un anno scolastico e l’altro, dall’altro «vuole essere un aiuto alle famiglie che, in un periodo in cui le scuole sono chiuse, sono costrette a spendere moltissimi soldi per i centri estivi. Noi vogliamo poter offrire un’alternativa, un supporto, un aiuto concreto».
Ad essere usati potrebbero essere i fondi del PNRR a disposizione del Ministero contro la dispersione scolastica ma anche i fondi PON (Programma Operativo Nazionale), spiega il titolare dell’Istruzione: nuove risorse per pagare di più i prof, aumentare le proposte e comporre un vero e proprio «piano per la scuola estiva con una proposta finalmente strutturata, più ampia rispetto ad oggi». Il tutto in forma autonoma, ci tiene a confermare lo stesso Ministro: «dalla primaria alle superiori, ovviamente su base volontaria». A chi però già contesta senza sapere come poi sarà strutturata la proposta, Valditara replica secco «Sappiamo che le cose buone in questo Paese hanno sempre qualche detrattore. Noi agiamo in più direzioni: potenziare la formazione dei ragazzi in difficoltà, fornire un servizio per gli studenti e venire incontro alle esigenze delle famiglie. La scuola aperta d’estate consente di avere un luogo di ritrovo intelligente, stimolante e può rappresentare un supporto per i genitori che lavorano. Ne sono convinto e vado avanti».
SCUOLE APERTE IN ESTATE, LA PROPOSTA DEL MINISTRO VALDITARA
Scuole aperte anche d’estate, questa la nuova proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. L’idea non prevede l’estensione del calendario, anche perché è una battaglia che neppure il ministro pensa di poter portare avanti, ma una base volontaria. Quindi, è rivolta alle famiglie di lavoratori che ne fanno richiesta, perché c’è consapevolezza dell’esistenza di un problema, tutt’altro che secondario, e l’obiettivo del ministro del governo Meloni è dare una risposta concreta. Nella maggior parte delle Regioni quest’anno la scuola resta chiusa d’estate 98 giorni, quindi sono 14 settimane da riempire. Per una famiglia in cui entrambi i genitori lavorano, questo vuol dire fare enormi sacrifici, anche economici, tra centri estivi, campeggi e parenti in aiuto, ma comunque per almeno 10 settimane. Tutto ciò con un’inflazione al 6,7%. Valditara a La Stampa chiarisce: «Ma noi stiamo aumentando il tempo scuola sia con i “tutor” sia con Agenda Sud. E ci mettiamo dei soldi. Stiamo già lavorando per venire incontro alle famiglie che giustamente chiedono aiuto».
Anche perché, tutto ciò ha un impatto anche sul contrasto alla denatalità, visto che le coppie hanno bisogno di una società che renda davvero loro possibile fare più figli. «So bene che la scuola in questo è in prima linea e che dobbiamo dare risposte in due direzioni: il contrasto alla denatalità e il tasso incredibilmente basso dell’occupazione femminile rispetto al resto d’Europa. Per questo, erano stati stanziati 100 milioni di euro nel biennio. In modo da consentire l’apertura estiva di 2.800 scuole. A quei soldi ne abbiamo aggiunti altri, prendendoli dai fondi contro la dispersione scolastica, e così abbiamo avviato progetti in altri 768 istituti», aggiunge Valditara a La Stampa.
VALDITARA: “PARTIAMO DA SCUOLE ELEMENTARI E MEDIE…”
La mappa di Giuseppe Valditara è variegata: le scuole che hanno svolto o svolgono attività in estate sono per il 54% al Sud, in particolare il 7% in Abruzzo, Molise e Sardegna, mentre per il 39% al Centro-Nord. «Chiaramente, per venire incontro alle nuove esigenze dovremo concentrarci di più sulle scuole elementari e medie, perché è in quella fascia d’età che bisogna sostenere maggiormente le famiglie», avverte il ministro dell’Istruzione e del Merito a La Stampa. I progetti, comunque, ci sono e sono molteplici. «Si fa orientamento, anche per le materie STEM, ci sono percorsi di potenziamento delle competenze di base, poi lingue, laboratori, digitale, sport, arte, cittadinanza». Dalle carte del ministero emerge che la proposta coinvolge circa 60mila studenti. «In più c’è il fondo europeo CARE, che promuove azioni di coesione per i rifugiati e per fornire sostegno di emergenza alle persone in fuga dall’Ucraina. Anche quello, non si è fermato».
Dunque, al ministero c’è la convinzione che le scuole siano aperte più di quel che sembra, anche per questo l’idea di far tornare due settimane prima a scuola gli studenti non è affatto contemplata. «Io penso che bisognerà continuare in questa direzione – spiega Valditara – e il prossimo anno i soldi stanziati dovrebbero aumentare significativamente. Usiamo i fondi del Pon (programma operativo nazionale del ministero, ndr) nell’ambito della lotta alla dispersione, dei tutor, dell’agenda Sud. Nel Mezzogiorno è proprio su questo che stiamo puntando, e non vale solo per l’estate. Aumenteremo il tempo scuola dove non esistevano mense, dove non c’è il tempo pieno. Gli stanziamenti ci sono già».
“APPROFONDIMENTO, STUDIO E FORMAZIONE IN ESTATE”
Per Giuseppe Valditara non serve rimodulare il Pnrr, anche se l’Italia in istruzione spende solo il 4,1% del Pil a fronte di una media europea che invece è del 4,9%, con il picco della Svezia che è al 6,7, mentre solo Romania e Irlanda fanno peggio del nostro Paese. Ma il ministro dell’Istruzione e del Merito non intende avanzare richieste: «I fondi Pnrr sono un buon punto di partenza», spiega a La Stampa. La questione resta sempre la solita: come usarli. Ma Valditara ha le idee chiare. «La mia idea è quella di garantire per i ragazzi che appartengono a delle famiglie di lavoratori la possibilità di recuperare, o di potenziare le loro competenze, facendo in modo che nella maggior parte delle scuole, anche in piena estate, ci siano spazi di approfondimento, di studio, di formazione, estendendo sempre di più quello che si sta facendo». Questo è quello a cui pensava il ministro quando ha lanciato l’idea del tutor, che è stato inserito nel contratto: «La scuola che ho in mente deve essere costruita a misura di studente, come un abito ritagliato su di lui. I ragazzi vanno accompagnati da figure specifiche, aiutati se hanno fragilità e stimolati nei punti di forza».