Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito del Governo di Giorgia Meloni, ha parlato in una lettera a Repubblica del processo di digitalizzazione della scuola. I cambiamenti provocati dalla pandemia di Covid-19, infatti, sono stati rilevanti. “Si è passati dal 20% delle scuole che avevano un contratto di connessione a internet nel 2017 a oltre il 90% nell’anno appena concluso. Secondo l’Osservatorio digitale, il registro elettronico nel 2017 era adottato dal 50% delle scuole italiane, mentre nel 2022 la percentuale è salita al 98%. Infine, l’informatizzazione della gestione dei documenti nelle segreterie scolastiche è passata dal 68% del 2014 al 97% del 2021”, ha rivelato. La transizione a breve verrà completata anche attraverso i fondi del Pnrr.
Un tema a tenere banco sulla questione è quello dell’utilizzo della intelligenza artificiale. “Se introdotta nelle scuole con ragionevole cautela e all’interno di un protocollo di regole, può offrire alcuni vantaggi sia ai docenti che agli studenti. Può personalizzare l’apprendimento, adattare i contenuti in base alle attitudini individuali degli studenti, monitorare i loro progressi e fornire informazioni su come migliorare il loro rendimento. Permette infatti agli studenti di ottenere un riscontro rapido e personalizzato sul lavoro svolto, in modo da aiutarli a concentrarsi sui loro punti di forza e a raggiungere i propri obiettivi educativi”.
Valditara: “Sì intelligenza artificiale a scuola”. I pro e i contro
Il ministro Giuseppe Valditara ritiene che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a scuola sia una sfida da cogliere, anche attraverso la presenza dei robot. È necessario però stabilire fin da subito dei limiti e delle regole. “È uno strumento che va gestito: per questo il ruolo dell’insegnante come guida è fondamentale. Bisogna evitare di sovrastimare le sue capacità e di immaginare che possa sostituire l’interazione umana. L’educazione richiede un dialogo diretto, presuppone la sua umanizzazione proprio perché si incentra sulla persona. L’intelligenza artificiale non può dunque soppiantare l’insegnante né marginalizzarne il ruolo, che è decisivo in tutti i gradi di scuola, in particolare nella primaria”, ha sottolineato.
Affinché l’esperienza sia ottimale, dunque, servirà una preparazione ben definita. “Ritengo necessaria un’educazione digitale per i nostri studenti che comprenda l’uso responsabile della tecnologia, la comprensione della cybersicurezza e l’apprendimento delle principali competenze digitali, come la programmazione e l’analisi dei dati. Ciò a sua volta presuppone una adeguata formazione dei docenti all’utilizzo della intelligenza artificiale. Questo modello, se ben guidato, potrà aiutare i ragazzi ad accrescere le propri abilità e a migliorare le proprie potenzialità, in conclusione a coltivare meglio i talenti di ciascuno, che è il vero obiettivo di una scuola all’altezza delle sfide del futuro”, ha concluso.