Una scuola su misura per tutti, modellata per ogni studente. Questo il piano di Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione che ha appena firmato il rinnovo del contratto della scuola, con un aumento degli stipendi di 124 euro in più al mese per insegnante, in media. «L’obiettivo è rimettere la scuola al centro della società», spiega a Libero. Un sondaggio dell’Istituto Piepoli rivela che la scuola è diventata uno dei temi che stanno più a cuore degli italiani, quindi la svolta del governo Meloni è orientata a soddisfare le esigenze dei cittadini. Inoltre, è in crisi il concetto di autorità. «Vedo le radici lontane del ’68 che hanno messo in discussione il principio di autorità in generale. Il ’68 ha portato anche il 6 politico, la promozione facile, tutto scontato e tutto semplice. (..) Questi lasciti hanno incrinato l’autorevolezza del docente, noi dobbiamo reintrodurla come pilastro fondamentale».



Quindi, per Valditara bisogna rimettere la cultura del rispetto al centro. Questo vuol dire anche «ridare prestigio al lavoro degli insegnanti e in generale a tutto il personale scolastico». C’è stato un cambio di paradigma, e a dimostrarlo non è solo il contratto, ma pure la difesa legale. «Lo Stato non lascia soli i suoi insegnanti, che c’è ed è al loro fianco. E per i casi gravi si costituisce addirittura parte in giudizio accanto al docente chiedendo il risarcimento dei danni da immagine. Lo abbiamo fatto anche estendendo l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro, prima il personale della scuola ne era escluso, non aveva una tutela».



VALDITARA SU SOSPENSIONI, INSEGNAMENTO E TUTOR

«Non ha senso lasciare a casa chi ha violato certe regole di comportamento. Per il bullo ci vuole più scuola, non meno scuola», prosegue Giuseppe Valditara nell’intervista a Libero. Il ministro dell’Istruzione precisa che per le sospensioni brevi «si resterà a scuola a studiare, non in classe, ma nell’istituto, e per le sospensioni oltre i due giorni ci saranno le attività di cittadinanza solidale che presuppongono convenzioni con ospedali, case di riposo, mense per anziani…». Riguardo l’insegnamento, sottolinea che «deve essere personalizzato, un po’ come un vestito sartoriale che ti cade a pennello perché è cucito appositamente su di te che lo devi indossare».



In questo senso si dà molta rilevanza al tutor, la «figura che deve coordinare il lavoro dei colleghi che saranno anche chiamati ad attività extracurricolari: verranno pagati per queste ulteriori attività». Chi ha carenze, deve avere la possibilità di recuperare; il compagno bravo, invece, deve avere l’occasione di sviluppare i suoi talenti. «Dobbiamo far emergere e valorizzare i talenti di tutti e aiutare i ragazzi in difficoltà a recuperare per non lasciare indietro nessuno. Lo dico chiaro, non esiste un unico modello di intelligenza. È il momento di superare il sistema del Novecento, quello piramidale, di Gentile e con il liceo classico al vertice».

“ITIS EFFICIENTI COME LICEI. SU PROVE INVALSI…”

Nell’intervista a Libero il ministro dell’Istruzione coglie l’occasione per sfatare il mito che esistano indirizzi di Serie A e Serie B. «Tutti gli indirizzi hanno pari dignità. È fondamentale ridare importanza all’educazione tecnica e professionale che garantisce importanti sbocchi nel mondo del lavoro ed è particolarmente richiesta dal sistema produttivo». Chiaramente è importante dare informazioni chiare e precise alle famiglie per la scelta del percorso giusto. «È decisivo scegliere il percorso scolastico giusto, proprio per dare concrete opportunità lavorative».

Infine, una riflessione sulle prove Invalsi, da cui emerge una spaccatura tra Nord e Sud. «Questa frattura è moralmente inaccettabile. Abbiamo individuato dieci interventi per le scuole a maggior rischio dispersione, cominciando con 240 del Mezzogiorno, dedicando una particolare attenzione alle elementari». Quindi, Valditara pensa a più docenti, tempo pieno, formazione specialistica per gli insegnanti, retribuzione aggiuntiva per le attività extracurricolari, coinvolgendo le famiglie. «Investiremo le risorse del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza) e dei Pon (il Programma operativo nazionale, ndr). Ma, anche qui, è solo l’inizio. Se funziona estenderemo gradualmente questi interventi alle altre scuole del Mezzogiorno. Dobbiamo riunificare il Paese partendo dalla scuola».