Il nuovo caso di Un Giorno in Pretura, in onda questo sabato in seconda serata su Raitre, ripercorre una incredibile trama processuale che vede tra i protagonisti anche Valentina Angotti, giovane donna 35enne, salvata miracolosamente dai soccorritori del 118 dopo un presunto tentativo di suicidio. Una volta risvegliatasi in ospedale però, la donna non avrebbe ricordato nulla. In aula, Valentina avrebbe poi reso una deposizione molto importante: “Io non ho mai tentato di suicidarmi, non ho mai avuto istinti omicidi ma avevo tanto bisogno di attenzioni da Raffaele”. L’uomo di cui parla è Raffaele Rullo, imputato a Milano insieme alla madre 60enne Antonietta Biancaniello per il tentato omicidio della ex consorte ma al tempo stesso anche per l’omicidio dell’ex calciatore del Brughiero Calcio, Andrea La Rosa, scomparso il 14 novembre 2017 e ritrovato morto in un fusto di benzina un mese dopo. Proprio per quell’omicidio orrendo, il 36enne Raffaele Rullo e la madre furono condannati nel maggio 2019 alla pena dell’ergastolo. Il corpo dell’ex calciatore, fu ritrovato in un fusto di benzina proprio nell’auto della madre del tecnico informatico nel dicembre 2017. I due furono accusati anche del tentato omicidio della moglie di Rullo, Valentina Angotti, al solo scopo di riscuotere la polizza da 150 mila euro di un’assicurazione sulla vita che l’uomo aveva fatto sottoscrivere alla consorte, poi divenuta parte civile insieme alla madre di Andrea La Rosa.
VALENTINA ANGOTTI, IL CASO A UN GIORNO IN PRETURA
Una vicenda intricata, quella con protagonista Valentina Angotti, che, come rammenta Il Giorno in un articolo precedente alle condanne all’ergastolo per il delitto La Rosa, durante una delle udienze davanti alla Corte d’Assise di Milano aveva commentato: “Si trattava pur sempre di mio marito e di mia suocera, per questo non riuscivo a credere alla versione degli inquirenti. Solo nel luglio scorso, dopo avere letto tutti gli atti dell’indagine, ho capito che era tutto vero, che loro mi volevano morta, escludo di avere mai tentato il suicidio”. Questo fu uno dei passaggi salienti dell’intero processo. L’episodio del tentato omicidio della 35enne fu inizialmente classificato dagli investigatori come tentato suicidio ed avvenne il 5 ottobre 2017, ovvero circa un mese prima il delitto dell’ex calciatore 35enne. Secondo gli investigatori, se madre e figlio fossero riusciti ad uccidere Valentina, entrando così in possesso del denaro investito in una assicurazione sulla vita, forse La Rosa si sarebbe salvato. Quel giorno di ottobre la donna fu soccorsa e ricoverata al pronto soccorso di Monza dopo aver perso i sensi e con le vene dei polsi tagliate. Dagli esami emerse che aveva assunto benzodiazepine e che aveva dei livelli di glicemia molto bassi.
In seguito all’arresto dell’ex marito per l’omicidio La Rosa, la donna spiegò in aula di aver scoperto che Rullo le aveva intestato due polizze sulla vita, di cui una che prevedeva un premio assicurativo di 150 mila euro in casi di morte naturale o suicidio. Al suo risveglio in ospedale, la donna non riuscì a dare una spiegazione dell’accaduto: “Non ho mai pensato di suicidarmi anche se in quel periodo ero molto stanca e stressata”, raccontò. Alla Corte aggiunse di aver creduto per questo al racconto dell’ex marito ed ex suocera, accusati di aver architettato tutto per riscuotere il denaro della polizza in cui la donna aveva fatto confluire il suo tfr.