Valentina Baggio e le difficoltà di essere la figlia di Roberto Baggio: “Ho sofferto tanto”

Valentina Baggio, figlia di Roberto Baggio, ha raccontato retroscena inediti del rapporto col suo celebre padre nel podcast “Fightgently Talks” di Vanessa Villa, ex campionessa di karate. La ‘figlia di’ ha raccontato come spesso è difficile avere un padre famoso come il suo, costretto dal suo lavoro ad essere via spesso da casa. “Oggi mi sento in un buonissimo momento della mia vita – ha esordito la 34enne, spiegando che in passato non è stato così – ho cambiato tante scuole e città per seguire mio padre: viaggiare è bello, ma non è stato molto facile, ho sofferto tanto”.



Valentina Baggio è dunque entrata nel dettaglio, spiegando: “Quando era piccola, mio padre non poteva essere molto presente nella mia vita: soffrivo perché le mie amiche andavano in giro la domenica con il loro padre mentre io lo vedevo allo stadio: a casa c’era davvero poco. Stavo tanto con mia madre e mio fratello. Non era un dolore, ma per vent’anni non sapevo spiegarmi perché io fossi cresciuta senza un papà, non avevamo avuto tempo per conoscerci”.



Valentina Baggio: “Ho pensato in un periodo di cambiare cognome”

Quando poi Roberto Baggio ha smesso di giocare nel Brescia era il 2004 e Valentina aveva 14 anni, “ma non ci conoscevamo: – ha spiegato la donna – non è stato facile all’inizio, dai 14 ai 19 anni ho avuto momenti di totale ribellione”. Essere la figlia di Baggio le ha dato difficoltà anche nel trovare amicizie sincere: “C’è stato un periodo della vita in cui chiedevo se fosse possibile persino cambiare cognome. Quante amicizie ho avuto solo perché a qualcuno piaceva essere amico dei Baggio, poter raccontare qualche gossip: l’etichetta a me dà molto fastidio, mi infastidisce il pregiudizio nei confronti di chiunque, io cerco sempre di capire gli altri e le loro azioni”, ha raccontato.



Tutto però è cambiato nel periodo del lockdown causato dal Covid: Siamo diventati amici negli anni della pandemia – ha raccontato Valentina Baggio, per poi concludere – eravamo sotto lo stesso tetto, sempre insieme, potevamo parlare di molte cose, discutere su qualsiasi tema, vedevano il mio punto di vista da persona adulta e non da ragazzina”.