Valentina Cervi, attrice e figlia d’arte di Tonino Cervi si è raccontata in una lunga intervista concessa a Il Fatto Quotidiano (data 9 agosto 2020). Un destino in parte segnato quello di Valentina Cervi, la nipote del grandissimo Gino Cervi che tutti ricorderanno come Peppone nella commedia cult “Don Camillo”. Giovanissima, infatti, debutta nel film “Mignon è partita”, anche se il primo ruolo importante arriva con il film “Ritratto di signora” che le apre le porte del grande cinema italiano. Parlando dei suoi inizi ha dichiarato: “pensavo che bastasse il solo talento, neanche studiavo i copioni. Poi quando mi sono ritrovata a terra e senza una lira ho capito”. Un momento critico e difficile per Valentina che ha ritrovato la strada del successo grazie a “Gli infedeli”, commedia di Netflix acclamata dai critici e diretta dal compagno Stefano Mordini. “Ho già lavorato con lui, ma in questo caso è stato semplicissimo: ci conosciamo troppo bene, e non si riescono sempre a creare tra noi stanze mentali di compensazione” ha dichiarato l’attrice che parlando del film ha detto: “è stato una intuizione di Riccardo Scamarcio, lui l’ha scoperto, amato e voluto portare in Italia”. La commedia, infatti, ha origini francesi e sta riscuotendo un grande successo nella sua versione italiana. Parlando proprio di cinema, la Cervi non asseconda la polemica lanciata da alcune attrici donne che lamentano l’assenza di ruoli: “non mi ritrovo. E’ vero un punto: se giri per la Rai devi risultare rassicurante e bella; se invece lavori per il cinema, l’aspetto sexy è quasi obbligatori. Non ci sono ruoli neanche per gli uomini: è pieno di colleghi che trovano complicato scovare la propria identità”.
Valentina Cervi: “il mio cognome sempre stato motivo d’orgoglio”
Valentina Cervi parlando poi della sua carriera ha confessato: “non avevo grandi ambizioni, forse perchè fin da piccola sono stata fortunata, coinvolta in progetti belli con personaggi interessanti. Le delusioni sono arrivate dopo quando scopri che le chiamate devono essere sostenute da una struttura adeguata. Per molto tempo non ho lavorato, avevo dato per scontato troppe situazioni. Non leggevo i copioni, mi sono ritrovata senza la fuga nel set e sono stata obbligata a fermarmi, lavorare su me stessa”. Sono stati anni complicati in cui ha accettato anche ruoli in fiction di successo come “Distretto di Polizia” e la “Squadra” che oggi considera “una grande scuola e sopratutto mi hanno dato la possibilità di fare la spesa”. L’attrice ha poi parlato di alcuni amici e colleghi con cui ha lavorato nel film “Passato prossimo” del 2003. A cominciare da Claudio Gioè: “è sempre stato un talento puro, meraviglioso. A 20 anni era maturo come se ne avesse 50”. Parlando, invece, di Pierfrancesco Favino ha detto: “è il re della determinazione, con alla base un solido talento”, mentre su Claudio Santamaria “un altro grande”. Anche su Paola Cortellesi ha solo parole di grande stima: “è una fuoriclasse, una delle poche in grado di mantenere più registri e restare sempre credibili”. Figlia d’arte, l’attrice non ha mai avuto problemi con il suo cognome: “è sempre stato motivo d’orgoglio, un confronto dolce. Mi sono sentita portatrice di una bella eredità, anche se non semplice”. Infine la Cervi parlando di lei ha detto: “sono un’anima in viaggio, forse come tutti quanti”.