Il processo prosegue e il caso terribile di Valentina Milluzzo – morta giovanissima nel 2016 all’ospedale Cannizzaro di Catania incinta di due gemelli al quinto mese di gravidanza – sta lentamente arrivando verso le prime sentenze (attese nelle prossime settimane): come racconta il Corriere della Sera, sono stati sentiti in aula i genitori di Valentina, Salvatore e Giusi Milluzzo, delusi e disperati per quanto avvenuto in quei tremendi 17 giorni passati nel reparto di ginecologia. «Non la liberarono dalle creature per le quali non c’era più nulla da fare perché dissero di essere tutti obiettori di coscienza»: quel 16 ottobre 2016 infatti la giovane madre accusava una gravissima setticemia esplosa definitivamente dopo la morte in grembo di uno di quei due gemelli che Valentina attendeva. Le indagini hanno infatti ricostruito che se fossero state praticati in tempo le operazioni di aborto dei due bimbi ormai definiti “spacciati”, forse Valentina si sarebbe potuta salvare; «Oggi sarebbe viva. L’ha detto pure un cardinale che in quel caso bisognava occuparsi della madre e non dei piccoli», spiega ancora mamma Giusi, mentre il sig. Milluzzo rilancia ancor più adirato «Siamo vittime di ignoranza e negligenza. Ricordo ancora l’invocazione accorata: “Mamma sto morendo”. E ricordo le parole del medico di turno: “Fino a quando sento battere i cuoricini non posso intervenire perché sono obiettore”…».



L’ira dei genitori Milluzzo contro i medici

In aula si è arrivati allo scontro verbale tra il primario del reparto di ginecologia del Canizzaro di Catania – dottor Paolo Scollo – e l’avvocato della famiglia Milluzzo: per questa triplice, drammatica, morte, sette medici sono finiti a processo per omicidio colposo per errore medico e nelle prossime settimane potranno arrivare le prime sentenze della Corte di Catania. Nel frattempo il primario si è difeso in aula «L’affermazione di un genitore, pur comprensibilissimo nella sua angoscia per una figlia che muore in gravidanza, non può trasferire il processo dall’aula alle pagine dei giornali»; poco prima lo stesso Scollo aveva spiegato «Il fatto che siamo obiettori non significa niente. Abbiamo un collega esterno che chiamiamo per le interruzioni di gravidanza. E non esiste lista d’attesa: zero giorni. Tutto documentato. Valentina purtroppo è deceduta per una sepsi che l’ha consumata in 12 ore e che non siamo riusciti a bloccare, come dimostreremo in aula». I genitori di Valentina però non ci stanno e passano al contrattacco, come riportano gli stralci del CorSera: «Hanno nascosto i risultati di un esame, il cosiddetto tampone, fatto due giorni prima della morte. Prova che l’infezione era individuata, che bisognava intervenire. Sparito. Poi ritrovato perché un’anima buona l’ha inviato in modo anonimo all’avvocato. Frattanto era comparso un nuovo esame fatto secondo il referto alle 14 del 15 ottobre, il giorno prima del decesso, con esito perfetto, prova che la sepsi non ci fosse. Ma a quell’ora eravamo con nostra figlia e nessuno fece il prelievo. Una bugia».

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