Valentina Petrillo malattia, chi è l’atleta paralimpica
Scattano oggi le Paralimpiadi 2024 che vedranno impegnati anche molti atleti azzurri, tra cui Valentina Petrillo, ipovedente e che ha catturato l’attenzione nei giorni scorsi visto che si tratta della prima trasgender della storia nella rassegna olimpica. Classe 1973, Valentina Petrillo ha una particolare malattia, la Sindrome di Stargart, una patologia rara che con il passare del tempo porta alla degenerazione della retina, ma riesce comunque a gareggiare senza guida e questo ovviamente è stato il biglietto da visita per staccare il pass per le Paralimpiadi 2024.
Prima della transazione Valentina Petrillo, già afflitta dalla malattia, ha portato a casa ben 11 titoli italiani, riuscendo a trionfare sia nei 200 che nei 400 metri indoor e outdoor, nata a Napoli, l’atleta si è formata in quel di Bologna, dove prima con la scuola di informatica e poi con la carriera sportiva è riuscita a togliersi diverse soddisfazioni, a queste Paralimpiadi Valentina Petrillo ci arriva carica e con un grande curriculum, fan di Pietro Mennea, il compianto campione olimpico le ha spalancato la strada nell’atletica facendola inseguire i sogni.
Valentina Petrillo la malattia e le accuse prima delle Paralimpiadi
Intervistata dalla BBC, Valentina Petrillo non ha parlato della sua malattia ma si è soffermata piuttosto sulle critiche che l’hanno afflitta prima dell’inizio del torneo, la velocista ipovedente è finita nel mirino, con un caso che in qualche modo ha ricordato quanto visto di recente alle Olimpiadi di Parigi 2024 con il caso Imane Khalif, avversaria della nostra Angela Carini.
Valentina Petrillo ha raccontato quanto sia importante per lei prendere parte alla rassegna paralitica: “La partecipazione alle Paralimpiadi? Ha un grande valore per me come sportiva, ma ha anche un valore culturale e sociale molto importante in assoluto perché anche a livello paralimpico si potrà vedere una atleta transgender, che rompe un po’ schemi e stereotipi. Spero si parli delle persone transgender per il loro valore di persone e, nel mio caso, per i valori sportivi” ha raccontato l’atleta che prima dell’intervento si chiamava Fabrizio.