Valentina Pitzalis lo scorso 4 giugno ha tirato un sospiro di sollievo dopo la richiesta da parte della procura di Cagliari di archiviare le accuse che di fatto la perseguitano dal 2017. Vittima di tentato femminicidio – nel 2011 il marito Manuel Piredda tentò di ucciderla dandole fuoco ma morì a causa delle stesse fiamme – da anni è chiamata anche a fare i conti con le accuse della famiglia dell’uomo secondo la quale sarebbe colpevole di omicidio volontario, incendio doloso e istigazione al suicidio. Secondo le accuse, al momento della morte Manuel avrebbe avuto il cranio fracassato e bucato da un proiettile ma, riesumando il corpo, non è stata rinvenuta alcuna lesione. Tante le tesi emerse nel corso degli anni, l’ultima, come rammenta il settimanale Oggi, quella secondo la quale Valentina avrebbe strangolato il suo ex. Ma ancora una volta non sarebbero mai stati rinvenuti i segni del presunto strangolamento. Secondo le perizie medico legali, Manuel sarebbe morto per asfissia. Le tracce testimoniano che l’uomo era vivo mentre le fiamme divampavano nell’appartamento e Valentina bruciava. Eppure la madre del ragazzo, stravolta dal dolore, crede che le cose siano andate in maniera differente ed ha continuato a puntare il dito proprio contro Valentina, ancora oggi vittima di insulti e minacce. Quello della Pitzalis, scrive Oggi, “è considerato un caso di vittimizzazione secondaria unico al mondo”. Per lei è ora arrivata la terza richiesta di archiviazione: “E’ un bel risultato e ne sono contenta ma finché non vedrò la fine di questo calvario non avrò pace”, dice. Dopo quanto subito si ritrova anche ad essere indagata: “una violenza dopo una violenza”, commenta. La sua colpa, spiega, è stata quella di essere sopravvissuta.
VALENTINA PITZALIS E LA SUA VITA OGGI
La vita di Valentina Pitzalis oggi è completamente diversa da quella di alcuni anni fa: “Combatto per essere ottimista e sono una persona ironica”, dice, “Dipendo dai miei genitori perchè non sono autosufficiente e percepisco una pensione di invalidità al 100% che sommata all’accompagnamento non arriva a 800 euro mensili”. Fortunatamente oltre agli insulti ed alle minacce da parte di chi, dice, “odia per istinto”, non mancano i moti di solidarietà. Spesso si è recata nelle scuole per parlare ai ragazzi ma anche qui ha dovuto fare i conti con dei muri difficili da scavalcare: “Accade spesso che se mi invitano arriva la solita lettera al preside: ‘Se la fate parlare, subirete anche voi conseguenze legali'”, rivela. Eppure terminata l’emergenza Coronavirus sogna di tornare a parlare ai ragazzi. Sul piano del suo stato di salute, Valentina ha raccontato: “Sono stata sei mesi in ospedale quando mi ha bruciata e lì supplicavo i medici di farmi morire perchè il dolore fisico era troppo”. Ad oggi ha affrontato circa 30 operazioni, in gran parte di copertura ed una di ricostruzione e molte, racconta, per la mano che sono riusciti a salvarle e per la quale sogna un giorno una protesi, anche se troppo costosa. “Avevo tentato di fare la ricostruzione del naso ma l’intervento non ha avuto un buon esito”. Dovrebbe però ancora sistemare labbra e naso per via dei problemi che le procurano. Fortunatamente, dice, “ho imparato ad accettarmi tanto tempo fa: nessuno mi ridarà il mio aspetto ma mi vado bene così come sono”. Nonostante quello che le è successo, dice, oggi continua a credere ancora nell’amore. “Non mi sono mai più innamorata perchè faccio una vita ritirata ed esco solo accompagnata per via delle minacce e delle mie difficoltà”, dice, ma è cresciuta con l’esempio dell’amore dei suoi genitori, un amore che spera di poter incontrare anche lei.