Valentino Talluto è il 30enne romano accusato di aver innescato una epidemia di HIV dal 2006 al 2015. Il suo processo ricostruito, fase per fase, nella nuova puntata di “Un giorno in pretura”, il programma condotto da Roberta Petrelluzzi che approfondire i fatti di cronaca più rilevanti della storia recente che hanno segnato il nostro Paese. Tra questi c’è sicuramente la storia di Valentino Talluto accusato di epidemia dolosa; l’uomo, infatti, dal 2006 al 2015 ha avuto diverse relazioni sessuali a rischio pur essendo a conoscenza di essere sieropositivo. Un comportante sbagliato e irregolare che ha scatenato una vera e proprio epidemia di HIV con conseguente processo dopo che 32 donne hanno deciso di denunciarlo. Dal canto suo l’avvocato di Talluto ha precisato che l’uomo è stato infettato inconsapevolmente dalla mamma tossicodipendente e non si era mai reso conto di essere sieropositivo visto che non ha avuto mai alcun sintomo della malattia. Sta di fatto che la Cassazione ha respinto il ricorso della difesa di Talluto condannano l’uomo a 22 anni di carcere come si evince dalla sentenza: “E’ irrevocabile la condanna a 22 anni di reclusione per Valentino Talluto, il 35enne romano di origini siciliane processato per aver consapevolmente contagiato con l’Hiv 32 donne conosciute in chat, con un comportamento doloso protrattosi per nove anni e conclusosi nel novembre del 2015, con un ultimo rapporto non protetto alla vigilia del suo arresto”.

Valentino Talluto, la storia a Un giorno in pretura: condanna di 22 anni

La storia di Valentino Talluto ha naturalmente scosso l’opinione pubblica. Tutto è cominciato quando una delle vittime, una ragazza infettata dall’untore Hiv ha deciso di denunciare la cosa. “Rifarei quella querela altre mille volte se necessario – ha dichiarato all’Adnkronos la ragazza precisando – “perché continuavo a dirmi se ha mentito a me, a quante altre avrà mentito?”. La prima denuncia è arrivata nel 2014 quando la ragazza scopre di essere positiva all’Hiv: “era il 2014 ed ero risultata positiva al test dell’hiv. Avevo due persone in mente frequentate a breve distanza, uno dei due ragazzi lo portai personalmente a fare il test: lo leggemmo insieme, negativo. Mi era rimasto solo Valentino, e dopo che mi inviò un certificato falso, decisi di non rimanere in silenzio e andare in procura. Dopo 6 mesi, mi dissero che ero solo la punta dell’iceberg”. Poco dopo, infatti, sono arrivate tantissime altre denunce che hanno portato ben 32 donne ad un processo conclusosi con la condanna a 22 anni per l’uomo. “Il 30 ottobre è la data in cui abbiamo vinto la nostra battaglia più grande. È dura stare in un’aula di tribunale. Hai paura che tutte le lotte combattute fino a quel momento possano svanire in un solo istante. Per noi non è stato così” – ha detto la ragazza che, commentando la condanna ha sottolineato – “i 22 anni di condanna rappresentano tanto, rappresentano la forza di ogni singola donna che riceve un abuso, perché un abuso non è solo una violenza fisica, e soprattutto, è un ulteriore tassello, per far capire che nessuno può decidere della vita e della salute delle altre persone”.