Valeria Golino grande protagonista al Festival di Taormina. La celebre attrice è infatti volto di due dei film di punta della rassegna siciliana: Occhi blu di Michela Cescon e La terra dei figli di Claudio Cupellini. Intervenuta ai microfoni de Il Fatto Quotidiano, l’interprete ha parlato del ruolo di villain nell’opera prima della Cescon, sottolineando l’esigenza di cambiare pelle dopo decenni di carriera…



Valeria Golino, che già in Lasciami andare di Mordini aveva vestito i panni di “cattiva”, ha spiegato: «Questo ruolo, così come quello che mi ha offerto Mordini, più o meno consapevolmente lo andavo cercando perché mi interessa da spettatrice, da interprete, da regista. Dopo 30 anni di carriera, sento l’esigenza di “levarmi da me”, togliermi quegli orpelli che mi porto addosso e che – volente o nolente – hanno determinato il modo in cui il pubblico mi percepisce».



VALERIA GOLINO E LA MANCANZA DI LUNGIMIRANZA

Nel corso dell’intervista al Fatto, Valeria Golino ha spiegato che questo accade a tutti gli attori quando diventano troppo se stessi, per questo motivo «l’effetto è di indagare ruoli al limite dello sgradevole». Nel film di Cupellini, c’è una frase che oggi assume ancora più valore: “Manca a tutti la vita com’era prima”. Il film è stato girato prima dello scoppio della pandemia, ma inconsapevolmente ha avuto una forza ancora maggiore: «All’epoca pre-pandemica, infatti, era astratta, ora invece ci riguarda tutti». Valeria Golino ha aggiunto: «Sarebbe bello ritornare a una consapevolezza “altra”, più evoluta, direi lungimirante. Fra tutte le cose che ho sentito in questo anno e mezzo, cioè tutto e il suo contrario, quanto ho notato maggiormente è proprio la mancanza di lungimiranza, specie in chi ci governa. Nessuno si ricorda di cosa sia accaduto prima. Quello mi disturba molto. La storia si ripete, è un’amara verità. O forse, più semplicemente, è questa la legge del sopravvivere».

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