La carriera di Valeria Rossi, la cantautrice celebre per “Tre parole”, è stata ricca di alti e bassi. Ad oggi la sua vita è molto diversa da quella delle origini. Era il 2001 quando iniziò a scalare le classifiche con una canzone diventata un’icona del pop. Anche se all’inizio l’idea non era esattamente quella. Il brano era infatti la descrizione di un momento di difficoltà su un motivetto orecchiabile. “Cambiai il testo su richiesta dei discografici, che mi chiesero di alleggerirlo un po’”, ha svelato di recente.
L’intuizione della casa discografica fu vincente, dato che vendette oltre 500 mila copie e spopolò anche nel mercato latino con la versione “Tres palabras”. La sua storia però non è uguale a quella di altre cantautrici italiane. “Il successo fu uno shock, ad un certo punto. E andai in terapia. Oggi non provo né amore né odio per quella canzone. Negli anni ho imparato a guardare le cose con più distacco, ho capito che io non sono quella. È stata una parentesi”, ha affermato in una recente intervista a Rockol.
Cosa fa oggi Valeria Rossi dopo il successo della hit “Tre parole”?
È anche per la difficoltà riscontrate a causa del successo che Valeria Rossi non si è mai più immersa totalmente in questo mondo. Per anni ha lavorato all’ufficio anagrafe di Monza, dove vive, e poi ha provato il concorso per la Magistratura, sfruttando la laurea in Giurisprudenza. L’aveva passato, ma ha compreso che quella non era la sua strada. È per questo motivo che ha avviato un progetto che sì parla di musica, ma lontano dai riflettori. In particolare, in mezzo a piante e ad agrumi.
“Ho frequentato i corsi alla scuola d’Agraria del parco, ho imparato a condurre un orto, poi mi sono diplomata e sono diventata progettista degli spazi verdi per il benessere. Credo molto nella connessione con la natura. Ogni pianta ha un suono. Con un semplice apparecchio sono in grado di registrare il potenziale elettrico di ogni pianta e di convertirlo in suono. È sorprendente scoprire temperamento, ritmo, timbro di ogni varietà. Il più classico limone, ad esempio, ha un temperamento giovane, vivaldiano, il chinotto è solenne e wagneriano”, ha spiegato al Corriere della Sera.