L’omicidio di Luca Sacchi fa ancora discutere l’Italia e non può che suscitare rabbia pensare a una giovane vita spezzata in un attimo, con uno sparo. Sparo per cui Valerio Del Grosso, colui che ha premuto il grilletto della pistola calibro 38 da cui è partito il proiettile letale, ha chiesto scusa davanti alla Corte di Assise: “Chiedo perdono anche se so di non meritarlo. Sono consapevole di avere distrutto la vita di Luca, un ragazzo come me. Sono consapevole di aver distrutto la sua famiglia. So di aver distrutto anche la mia vita e quella di mio figlio. Ma non era mia intenzione uccidere”. Parole che indubbiamente non potranno mai cancellare la brutalità del gesto, né lenire il dolore dei genitori di Luca Sacchi, alle quali hanno fatto seguito ulteriori precisazioni da parte di Del Grosso: “Non volevo sparare, non so perché sia partito il colpo. Era la prima volta che tenevo in mano una pistola. È avvenuto tutto in pochi secondi e in un momento di grande concitazione. C’è stata una colluttazione tra Luca e Paolo Pirino, perché Pirino aveva strappato via lo zaino di Anastasiya Kylemnyk. Ho sentito delle persone arrivare alle mie spalle. Era buio. All’improvviso è partito quel colpo”.
OMICIDIO LUCA SACCHI, VALERIO DEL GROSSO: “NON SONO SCAPPATO”
Nell’ambito della sua ricostruzione dei fatti, Valerio Del Grosso ha sottolineato di non essere stato lui a prendere i 70mila euro contenuti nell’ormai famoso zaino di Anastasiya: “Era vuoto, c’erano solo 250 euro nel portafogli, che ho preso e utilizzato per stare in albergo. Il mio soggiorno là potrebbe aver fatto pensare a una fuga. Ma non era mia intenzione scappare. Volevo solo abbracciare per l’ultima volta mio figlio prima di consegnarmi”. Intanto, è arrivata anche la testimonianza di Massimo Leardini, presente sul posto al momento del delitto e autore della telefonata ai soccorsi. L’uomo ha riferito di aver sentito lo sparo e di essersi istintivamente girato, vedendo Luca Sacchi disteso a terra, a circa otto metri di distanza da lui. C’era, ovviamente, anche Del Grosso, che “in tutta calma si è rimesso la pistola in tasca, si è girato, ci siamo guardati in faccia e se n’è andato senza correre, passeggiando come se nulla fosse accaduto. Ho pensato che si fosse trattato di un regolamento di conti”.