Qual’è stato il ruolo del brigatista Valerio Morucci nel sequestro Aldo Moro?

Ex brigatista e parte attiva tanto dell’agguato di via Fani quanto delle fasi successive del sequestro di Aldo Moro, Valerio Morucci nasce a Roma da una famiglia di ex artigiani comunisti e antifascisti, il 22 luglio del 1949. La sua formazione lo porta dapprima al liceo linguistico e poi all’artistico, infine si iscrivo all’Università in concomitanza con l’esplosione delle lotte studentesche e la nascita del ‘Movimento del ‘68’.



Valerio Morucci diventa parte attiva delle lotte operaie e in particolare dell’organizzazione Potere Operaio, dedicandosi al proselitismo nelle scuole superiori ma soprattutto alle prime manifestazioni violente. Viene quindi destinato all’organizzazione e alla direzione della struttura parallela e armata di Potere Operaio, il cosiddetto ‘Lavoro Illegale’. Nel 1972 introduce in Italia bombe a mano rubate in Svizzera e nel 1974 è arrestato al valico di Chiasso per tentata introduzione di armi e munizioni. Nel 1973 Potere Operaio si scioglie e Valerio Morucci prende parte alla fondazione del LAPP, Lotta Armata per il Potere Proletario, mentre tra il 1976 ed il 1977 è uno dei fondatori e dirigenti delle FAC, Formazioni Armate Comuniste, le quali partecipano alla fondazione della colonna romana delle Brigate Rosse, attive nel Nord Italia già dai primi anni Settanta. In questo contesto, Valerio Morucci nel 1976 attenta all’industriale petrolifero Giovanni Theodoli, presidente dell’Unione Petrolifera Italiana e della Chevron, cogliendolo fuori dalla sua casa e sparandogli alle gambe.



Valerio Morucci, l’ingresso nelle Brigate Rosse e il sequestro di Aldo Moro

Valerio Morucci incontra le Brigate Rosse già nel 1971, tuttavia è solo nel 1975 che BR decidono di istituire una colonna a Roma per attaccare il cuore dello Stato. Nel 1976 Valerio Morucci entra nelle Brigate Rosse assieme alla compagna Adriana Faranda, ottenendo come primo incarico la gestione del Fronte Logistico della colonna romana, essendo considerato esperto di armi. Con il nome di battaglia “Matteo” prende parte a numerose azioni, tra cui sequestri e attentati, poi nel 1977 lui e la compagna diventano parte attiva nell’organizzazione del rapimento e del sequestro di Aldo Moro.



Sequestro che si compie il 16 marzo 1978 in via Fani, a Roma. Travestito da aviere Alitalia, Valerio Morucci attende che l’automobile di Aldo Moro sia bloccata da un complice, Mario Moretti, quindi fa fuoco sulla scorta e sull’autista di Moro. Compiuto il sequestro e la fuga, è lo stesso Morucci che alle ore 10.10 comunica telefonicamente all’ANSA la prima rivendicazione del rapimento e dell’eliminazione delle “guardie del corpo, teste di cuoio di Cossiga”. Assume inoltre l’incarico di distribuire tutti i comunicati delle Brigate Rosse e di tutte le lettere di Moro, sfuggendo sempre ai tentativi di intercettazione delle forze dell’ordine. Il 9 maggio 1978, è lui a uccidere Aldo Moro e a telefonare al professore Franco Tritto, fornendogli la posizione dell’automobile in cui sarà ritrovato il cadavere di Moro. Valerio Morucci e Adriana Faranda saranno arrestati il 29 maggio 1979, dopo una brusca rottura con le Brigate Rosse, e nella loro casa viene ritrovata la mitraglietta Skorpion utilizzata per assassinare Aldo Moro.