E’ morto all’età di 86 anni Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale e professore all’Università degli Studi di Milano. Giudice costituzionale dal 1996 al 2005, si è spento quest’oggi, 14 maggio 2022. Il Corriere della Sera, dandone la notizia, descrive Valerio Onida come un uomo di grande passione e nel contempo molto umile, umiltà che lo stesso aveva dimostrato facendo volontariato presso il carcere di Bollate per aiutare i detenuti a stilare i ricorsi alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, subito dopo aver terminato il suo incarico da numero uno della Corte Costituzionale. “e se l’ultimo degli ultimi – commenta il quotidiano di via Solferino – reclusi gli rivolgeva la parola non c’era telefonata di personaggio «importante» che potesse distoglierlo da quell’attenzione alla persona”.
La passione, invece, riguarda un aneddoto curioso, il ritardo di un’ora e mezza ad un prestigioso convengo perchè nel frattempo Valerio Onida stava intervistando uno studente poco preparato, cercando di tirare fuori il meglio dallo stesso, senza “abbandonarlo” al suo destino. Nel 2016 era stato un fermo sostenitore del no al referendum sulle modifiche costituzionali volute invece dal premier Matteo Renzi, mentre nel 2013 il presidente italiano dell’epoca, Giorgio Napolitano, lo aveva invitato a far parte del «gruppo dei Dieci saggi» “che dovevano preparare iniziative di leggi nel campo economico e sociale”.
VALERIO ONIDA MORTO A 86 ANNI: LA SUA COLLABORAZIONE CON IL CORRIERE E IL SOLE24ORE
Di mezzo una candidatura alle elezioni primarie del centro-sinistra per le elezioni del Comune di Milano, vinte all’epoca da Giuliano Pisapia, poi divenuto primo cittadino meneghino. Valerio Onida ha fornito il suo immenso apporto e la sua cultura anche al Corriere della Sera e al Sole 24 Ore, commentando i temi sulla giustizia costituzionale, e proprio il quotidiano di via Solferino ricorda che “da presidente per quattro anni del Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura aveva cercato di rompere l’autoreferenzialità della categoria e aprire il più possibile i corsi a saperi esterni”. Prima di morire presiedeva la Fondazione per le scienze religiose «Giovanni XXIII» di Bologna.