Prosegue senza sosta il dibattito sul passaporto vaccinale, tra il pressing dell’Unione Europea e le resistenze dell’Oms. Intervenuto ai microfoni de Il Dubbio, Valerio Onida ha sottolineato che non c’è alcun tipo di problema di privacy per lo strumento, ma è necessario bilanciare il diritto alla salute e la libertà di movimento.



L’ex presidente della Corte Costituzionale ha rimarcato che un certificato rilasciato dalle autorità sanitarie attestante che l’interessato è stato vaccinato (e quando) «può essere utile per facilitare i controlli su coloro che per esempio si presentano alle frontiere dello Stato o intendano spostarsi sul territorio in costanza di restrizioni legittimamente imposte dall’autorità». Ma non solo: Valerio Onida ha sottolineato che questo passaporto vaccinale, con la conferma di avvenuta somministrazione del farmaco, potrebbe sostituire gli altri controlli.



VALERIO ONIDA SUL PASSAPORTO VACCINALE

Nel corso della lunga intervista a Il Dubbio, Valerio Onida ha spiegato che il passaporto vaccinale non può essere richiesto come unica prova dell’assenza o della minima portata del rischio di contagio, ma è fondamentale per sostituire l’esito negativo dei controlli imposti in occasione di spostamenti o di altre circostanze. Sempre sulla privacy, ha evidenziato: «Quanto alla privacy non mi pare che dover attestare di essersi vaccinati per potersi spostare senza ulteriori controlli costituisca una violazione della  privacy: semplicemente si consente di provare in tal modo l’assenza o la minima portata del rischio di contagio in occasione dello spostamento o di altra circostanza che comporti di per sé tale rischio».

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