Arriverà entro la fine della settimana la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Milano sulla richiesta di trasferimento di Renato Vallanzasca, affetto da decadimento cognitivo, in una struttura Rsa per persone che sono affette da Alzheimer/demenza. Il collegio si è riservato la decisione sul differimento o meno della pena «per grave infermità», su cui la procura generale comunque si è detta d’accordo. Il sostituto procuratore generale Giuseppe Di Benedetto ha dato parere favorevole, spiegando che «è accertata la diagnosi di demenza», quindi va modificata la condizione detentiva perché l’incompatibilità con la detenzione in carcere «è conclamata».



La richiesta dei legali del bandito della Comasina, in carcere 52 anni fa per scontare quattro ergastoli per vari reati (omicidi, rapimenti, rapine ed evasioni), va accolta per la procura generale. Gli avvocati, tra l’altro, nella loro richiesta di scarcerazione hanno insistito sull’ormai mancanza di pericolosità sociale. «Non commette reati gravi da 40 anni», ha dichiarato l’avvocato Corrado Limentani.



“CARCERE INCOMPATIBILE CON LE SUE CONDIZIONI”

Nei giorni scorsi gli psichiatri della Medicina penitenziaria dell’Asst San Paolo avevano redatto una relazione per i giudici, confermando che, alla luce delle condizioni di salute di Vallanzasca, la Rsa sarebbe la sistemazione più idonea. Infatti, lo stato attuale di colui che è stato uno dei più efferati malavitosi italiani non è compatibile con il regime carcerario, visto che necessita di un’assistenza intensa e costante.

«A un certo punto ho dovuto aiutarlo a mangiare perché non era in grado di farlo da solo e poi non riusciva a concludere un discorso, iniziava una frase e si perdeva», ha raccontato Cecco Bellosi, della Comunità il Gabbiano che aveva accolto il 74enne come volontario, alla Rai.



COME STA VALLANZASCA: LE RELAZIONI MEDICHE

Le relazioni riferiscono di «paranoia», «deliri notturni» e «afasia». Il 74enne «ha perso completamento il controllo», inoltre ha mostrato «comportamenti inadeguati» ed è apparso «disorientato nel tempo e parzialmente nello spazio». I legali di Vallanzasca hanno spiegato che la malattia si era manifestata per la prima volta nel gennaio dell’anno scorso, ma ha avuto un «rapido e progressivo peggioramento».

Per quanto riguarda la struttura che potrebbe ospitare, si tratta di una che si occupa di malati di Alzheimer e demenza, legata alla Chiesa, in provincia di Padova. Nel maggio dell’anno scorso era stata respinta una richiesta simile, ma d’altra parte non era stata individuata una struttura. Stavolta sì ed è pure vicina a una stazione dei carabinieri, i quali hanno fornito rassicurazioni, stando a quanto riferito dai legali di Vallanzasca, secondo cui «il carcere non può ledere i diritti fondamentali».