Van Gogh, l’arte al servizio della scienza

I protagonisti della vicenda sono un gruppo di scienziati franco-cinesi e la “Notte Stellata” di Van Gogh, il team di scienziati ha infatti portato avanti un’impresa audace, cioè quella di fondere l’arte con la scienza. Il risultato dello studio portato avanti dagli studiosi ha fatto emergere una spiccata conoscenza meteorologica del pittore olandese; non è una novità l’attribuzione postuma di riconoscimenti al pittore olandese, ricordiamo infatti che la consacrazione definitiva gli giunse solamente dopo la sua morte avvenuta nel 1890.



Lo studio denominato “Hidden turbulence in Van Gogh’s The Starry Night” è stato pubblicato sull’autorevole rivista scientifica “Physics of Fluids” e parte proprio dall’analizzare l’opera realizzata nel 1889 dal pittore olandese durante il suo ricovero all’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy. L’analisi è partita dalla realizzazione in digitale ad alta risoluzione dell’opera, l’attenzione si è subito concentrata proprio sul cielo stellato dipinto dal famoso pittore e sulle pennellate, «Una rappresentazione così precisa del movimento dell’aria e della luce potrebbe derivare dallo studio del movimento delle nuvole e dell’atmosfera o da un innato senso di come catturare il dinamismo del cielo», queste le parole di uno dei scienziati riportate dal Corriere della Sera



“Notte Stellata”, gli scienziati franco-cinesi non sono i primi ad averla studiata

Va riconosciuto che il gruppo di scienziati franco-cinesi abbia portato avanti un’analisi molto accurata dell’opera di Van Gogh “Notte Stellata”, cimentandosi in un’impresa molto audace nell’unire arte e scienza con risultati effettivamente sorprendenti. Lo studio ha infatti evidenziato come ci sia un perfetto equilibrio tra la luce e il blu della notte e inoltre un forte dinamismo nelle pennellate dell’artista, che come ha spiegato al Corriere della Sera uno degli scienziati che ha analizzato l’opera, rifacendosi alla legge di Kolmogorov e alla scala di Batchelor, che «descrivono come avviene il trasferimento di energia cinetica dai flussi turbolenti su larga scala a quelli su piccola scala», sono in grado di trasmettere un marcato dinamismo all’intera opera.



Questi scienziati non sono però stati i primi ad analizzare un dipinto dell’artista in chiave scientifica, prima di loro infatti due italiani Masi e Basso che si sono concentrati su un’altra notte stellata, quella sul Rodano del 1888. Lo studio era sempre in chiave astronomica, e i due studiosi oltre ad essere stati in grado di individuare il mese, l’anno, l’ora e il giorno, si pensa infatti che l’ora in cui sia stata dipinta la costellazione sia quella intorno alle 22:30, siano stati anche in grado di capire che la costellazione non sia stata realizzata in un lasso di tempo breve.