Vanessa Gravina racconta il suo rapporto con il successo, che inizia con una copertina su Vogue e si trascina dietro un pesantissimo strascico di bullismo e prese in giro. “Quando la mia immagine comparve sulla copertina di Vogue, i miei compagni di scuola me la fecero trovare sul banco tutta storpiata con vari segnacci: mi disegnarono i baffi, le occhiaie, i brufoli – racconta a Il Corriere della Sera – Avrò avuto 7 o 8 anni e rimasi molto male. Ero un’ingenua e fino a quel momento non sapevo cosa fosse l’invidia. Non è vero che i ragazzini non sono invidiosi, possono essere feroci”.



Sono stata spesso bullizzata. Il bullismo non avviene solo nei confronti di persone con problemi fisici, ma anche nei riguardi di chi ha successo… e io ero carina e pure famosa…” svela l’attrice. Parlando della sua infanzia e adolescenza, Vanessa Gravina li definisce come “periodi della mia vita che mi sono mancati per il senso di responsabilità che ho sempre nutrito nei confronti del lavoro e poi perché mi piaceva quello che facevo, e mi piace tuttora”. Vuole però ricordare che “adoravo una compagna di banco, che mi aveva dato la sua amicizia e non mi sembrava vero essere al centro delle sue gentili attenzioni. Però non so cosa accadde: forse era uscita un’altra copertina con la mia foto oppure stava andando in onda in tv qualcosa dove ero coinvolta… e lei, prima non volle più condividere il banco, poi, nelle gite scolastiche prendeva per mano un’altra bambina. Mi sono sentita un’incompresa, una poveraccia, ne ho sofferto immensamente”.



Vanessa Gravina “ho subìto ingiustizie anche da insegnanti: mi diedero della lecchina”

Vanessa Gravina racconta al Corriere della Sera che a causa del suo precoce successo i suoi compagni, da cui era bullizzata, “mettevano su certe pile di libri per non farmi allungare l’occhio e copiare il compito in classe…”. E svela che con gli insegnanti non è andata meglio: “alcuni mi apprezzavano perché capivano il mio impegno nello studio, anche nelle materie che non erano le mie preferite. Altri non tolleravano il mio lavoro extra scolastico. Dicevano: oddio, questa ragazzina ha degli atteggiamenti troppo da adulta… e ho patito delle ingiustizie”.



Per esempio, Vanessa Gravina confessa di quando “alle elementari adoravo la maestra e, durante le lezioni, alzavo sempre la mano quando sapevo rispondere a qualche sua domanda in classe. Proprio quella maestra, che per me era un mito, convocò i miei genitori: disse loro che ero una lecchina nei suoi confronti, che mi agitavo per dimostrare quanto ero brava, che volevo apparire la prima della classe, tutta ‘io, io, io’… Ci rimasi malissimo”.