VANESSA SCIALFA, UCCISA DALL’EX FIDANZATO FRANCESCO LO PRESTI

C’è anche il nome di Vanessa Scialfa tra le giovani vittime di femminicidio, la cui storia sarà al centro della nuova puntata de Il Terzo Indizio, il programma di Rete 4 in onda questa sera. Una storia che arriva dalla Sicilia, precisamente da Enna, città dalla quale il 24 aprile 2012 si persero le tracce della giovane 21enne. Due giorni di vuoto e speranze, quelle di un padre che con disperazione aveva prontamente lanciato invano i suoi appelli in tv e su Facebook. In un primo momento la sua sparizione fu considerata un caso di allontanamento volontario, forse dopo l’ennesima lite con il fidanzato ma fu proprio quest’ultimo, Francesco Lo Presti, a raccontare agli inquirenti ciò che aveva fatto a scapito della giovane compagna di 14 anni più piccola.



Fu proprio lui a far rinvenire il corpo senza vita di Vanessa dopo che le forze dell’ordine sospettando un suo coinvolgimento lo ingannarono con un trucco. La 21enne fu strangolata in casa e successivamente avvolta in un lenzuolo e lanciata giù da un viadotto, lungo la strada statale per Caltanissetta. Il cadavere fu rinvenuto in una scarpata. Quella dell’allontanamento fu una messinscena prima dell’agghiacciante verità.



OMICIDIO VANESSA SCIALFA: DALLA MESSINSCENA ALLA CONFESSIONE (IL TERZO INDIZIO)

Lo Presti agli inquirenti raccontò che dopo l’ennesima lite Vanessa Scialfa era uscita di casa senza portare nulla con sé. Una versione differente rispetto a quella iniziale, quando aveva riferito che la giovane era uscita per un colloquio di lavoro. Dopo aver interpretato la parte del fidanzato preoccupato, l’uomo crollò dopo 2 giorni dall’inizio del giallo e raccontò nei dettagli quanto da lui commesso ed il motivo dietro al suo gesto atroce. Vanessa sarebbe stata uccisa dopo che in un momento di intimità avrebbe confuso il nome di Lo Presti con quello di un altro uomo. Un affronto intollerabile per il compagno che confessò di aver preso i cavi del lettore Dvd e di averli usati per soffocare la 21enne, insieme ad un fazzoletto imbevuto di candeggina, mettendo fine alla sua vita e ad una relazione malata da tempo. Dall’interrogatorio emerse anche l’intenzione dell’uomo di suicidarsi dopo aver compreso la gravità del gesto commesso.



LA RABBIA DEI GENITORI DI VANESSA

I genitori di Vanessa Scialfa, dopo la confessione del fidanzato-assassino non furono d’accordo con il movente avanzando l’ipotesi che la giovane possa aver visto qualcosa che non doveva. Per il delitto della 21enne Lo Presti è stato condannato a 30 anni di reclusione. “Purtroppo per nostra figlia non è stata fatta giustizia”, hanno commentato i genitori della vittima, Isabella e Giovanni, come riportato da BlogSicilia.it. “Abbiamo ragione di credere che le indagini sono state orientate in maniera non corretta e che nostra figlia non sia morta, come ha detto Lo Presti, perché lo avrebbe chiamato con il nome dell’ex fidanzato. Vanessa è morta perché vide qualcosa che non doveva vedere”, hanno aggiunto. Nel corso degli anni la famiglia non ha mai smesso di chiedere verità e giustizia per la ragazza che, a quanto pare, avrebbe manifestato più volte l’intenzione di lasciare il fidanzato, troppo geloso e possessivo. Lo scorso aprile, scrive Giornale di Sicilia, i legali della famiglia di Vanessa annunciarono di essere pronti a depositare alla procura di Enna i risultati di una loro indagine per fare ulteriore luce sull’omicidio. Secondo i genitori della 21enne, Lo Presti non sarebbe stato solo nella fase di occultamento del cadavere.