Il generale Roberto Vannacci è accusato di peculato e truffa dalla Procura militare. L’indagine, come riportato dal Corriere della Sera, si è chiusa con diverse contestazioni e la relazione è stata trasmessa alla magistratura, portando al procedimento in questione. Non c’entra, in questo caso, il libro “Il mondo al contrario”, che aveva causato non poche polemiche e per cui erano state avviate ulteriori verifiche, tuttora in corso. La questione stavolta riguarda i suoi comportamenti nel ruolo di rappresentante della Difesa in Russia, ricoperto dal dicembre 2020 al maggio 2022.
Gli approfondimenti hanno evidenziato che il generale avrebbe percepito illegalmente delle indennità di servizio all’estero per i familiari, che vengono attribuite in base all’effettiva presenza di questi ultimi nella sede di lavoro. I soldi furono versati, ma la moglie e le figlie probabilmente non erano realmente in Russia. “È emersa una incongruenza tra la dichiarazione resa da Vannacci nel 2021 e i dati riscontrati sui passaporti diplomatici di servizio dei propri familiari (visti di ingresso e di uscita dal Paese)”, spiegano gli ispettori. Le date, in particolare, non coincidono con quelle scritte nelle richieste di rimborso. Ma non è tutto.
Vannacci accusato di peculato e truffa: l’inchiesta sui comportamenti da rappresentante della Difesa in Russia
Oltre alle indennità di servizio all’estero per i familiari, altre incongruenze che hanno portato il generale Roberto Vannacci ad essere accusato dalla Procura militare di peculato e truffa riguardano l’uso della sua auto di servizio, una Bmw. In particolare, sarebbero stati spesi 9 mila euro senza una valida giustificazione. Secondo i documenti analizzati dagli ispettori “nel luglio del 2018 lo Stato maggiore aveva autorizzato l’alienazione dell’auto entro il 31 ottobre 2018 e comunque al manifestarsi di inefficienze che potevano richiedere onerosi interventi di manutenzione”, ma il diretto interessato e il suo predecessore non avrebbero rispettato la disposizione.
Infine, c’è la tematiche delle feste. Nell’elenco delle spese sostenute ce ne sono alcune relative a “eventi conviviali per la ‘Promozione del Paese Italia’ presso ristoranti di Mosca piuttosto che presso la propria abitazione”, che tuttavia non sarebbero mai avvenute. A rivelarlo è stato il colonnello Vittorio Parrella, il quale risulta nella lista dei partecipanti ma non c’è mai stato.