Roberto Vannacci indagato anche per istigazione all’odio razziale. Nuovi guai giudiziari per il generale dell’Esercito, dopo la vicenda degli approfondimenti sulle spese e la gestione dei conti quando era capo missione in Russia. Ora nel mirino finiscono alcune frasi che compaiono nel suo libro “Il mondo al contrario“. Il Corriere della Sera riferisce che l’iscrizione da parte della procura di Roma tra gli indagati è avvenuta dopo alcune denunce che sono state presentate nelle scorse settimane da alcune associazioni impegnate nella tutela dei diritti civili e dal Sindacato dei militari.
Secondo il quotidiano, una delle frasi che avrebbe suscitato sdegno nel libro di Vannacci, e da lui rivendicata, è «cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione». Ma nel libro ci sono riflessioni anche sulla comunità Lgbt+, migranti, ambientalisti, femministe, da cui l’Esercito ha poi preso le distanze, parlando di «opinioni personali» di cui non erano a conoscenza e che non erano state «mai sottoposte ad autorizzazione e a valutazioni dei vertici militari». Nei giorni scorsi poi l’indagine contabile, penale e della procura militare sulle presunte spese senza giustificativi nel periodo in Russia. «Indagini che sono medaglie. Vecchi metodi del vecchio sistema. Avanti generale, avanti insieme, avanti Italia!», recita una nota della Lega dopo la notizia della nuova indagine su Roberto Vannacci per i contenuti del suo libro.
TRIPLICE INCHIESTA SU SPESE A MOSCA: SPUNTA UN “SUPERTESTIMONE”
Nel frattempo, spunta un “supertestimone” nella triplice inchiesta. Si tratta secondo il Corriere della Sera del colonnello Vittorio Parrella, che lo ha sostituito nel 2023 nella sede della difesa di Mosca. Dopo essersi insediato, avrebbe segnalato «alcune anomalie e criticità nella gestione amministrativa del suo predecessore». Per gli ispettori ministeriali sono illeciti, infatti la relazione è stata mandata alla magistratura. La versione di Parrella sarà fondamentale per ricostruire quanto accaduto in Russia nell’indagine per truffa (dai pm ordinari) e truffa e peculato (da quelli militari). Secondo l’ispezione, confermata dalle mail trasmesse da Parrella, il generale Vannacci avrebbe incassato l’indennità di servizio all’estero, malgrado la famiglia fosse rimasta in Italia. Da qui l’ipotesi di truffa che il militare intende smentire tramite il suo legale.
C’è poi la questione delle cene e feste che sono state organizzate a Mosca a spese dello Stato italiano. Nella relazione si parla di partecipanti che in realtà non sarebbero stati presenti, come Parrella, che ne ha già parlato con gli ispettori. Il Corriere cita anche una cena in alloggio effettuata quando era stato già fatto il trasloco. Infine, per quanto riguarda l’uso dell’auto di servizio, dovrà pronunciarsi la Corte dei Conti per danno erariale, ma i pm penali potrebbero aggiungere il peculato come reato. Per gli ispettori ci sono stati vari oneri di spesa pari a circa 9mila euro per l’auto che avrebbe dovuto essere rottamata, quindi in contrasto con le disposizioni. Quindi, Vannacci e il generale Alfonso Miro, secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbero violato quelle disposizioni usando l’auto al di fuori dalle norme.