LE CRITICHE DEL “CORRIERE DELLA SERA” E LA RISPOSTA DI VANNACCI IN UNA LUNGA LETTERA

Un protagonista su tutti ha primeggiato nell’estate politica in Italia: non è Meloni, né Schlein, né tantomeno Conte, Renzi o Salvini (anche se quest’ultimo ha confermato le sue svariate tappe nelle piazze italiane). È Roberto Vannacci, il generale europarlamentare della Lega che tra feste, incontri, interviste e Pontida ha confermato la sua peculiare vicinanza all’elettorato proseguendo laddove aveva già iniziato prima della candidatura con il Carroccio.



Succede poi che lo scorso 29 agosto l’editorialista del “Corriere della Sera” (ex direttore di “La Repubblica” e “Oggi”), Carlo Verdelli, scrive un lungo articolo al vetriolo contro Vannacci invitando il neo parlamentare Ue a dimettersi da generale dell’Esercito italiano. In risposta, con una lunga lettera apparsa oggi 1 settembre 2024 sempre sul “Corriere della Sera”, è lo stesso autore di “Il mondo al contrario” a spiegare non solo perché non ha senso parlare di dimissioni ma sottolineando anche i motivi per cui starebbe servendo la Patria anche in questa altra occupazione.



Nell’estate in cui si è vociferato e tanto sulla possibilità che il generale Vannacci possa fondare un proprio partito personale non è bastata la risposta secca del nuovo politico in quota Lega («fedele a Salvini, non fondo un mio partito») per placare le polemiche e critiche contro le posizioni espresse dall’europarlamentare. Secondo Verdelli l’aver fondato un movimento dal nome “Il Mondo al Contrario”, dopo la candidatura con la Lega, è l segnale che serve al più presto per una «scelta necessaria», ovvero quella di dimettersi per entrare definitivamente nell’agone politico.



ECCO PERCHÈ VANNACCI NON SI DIMETTE DA GENERALE: “SI PUÒ SERVIRE LA PATRIA ANCHE SENZA ESSERE DI SINISTRA”

Vannacci però non ci sta e a Verdelli sul “Corriere” replica con una lunga lettera dove spiega come il giuramento per il tricolore è per sempre e dunque non ipotizza l’idea di dimettersi da generale: «nessuna legge o normativa mi impone di farlo». Non solo, secondo Roberto Vannacci – e lo dice ovviamente con vis polemica – in passato non sono state fatte pesare le richieste di dimissioni per altri protagonisti della politica, da magistrati a giornalisti fino ad altri militari «che hanno espresso pubblicamente le loro idee o che hanno partecipato attivamente alla vita politica del Paese».

Semplicemente, sottolinea il generale, con questo nuovo incarico politico al momento «il mio servizio alla Patria continua con una veste diversa». Al contempo Vannacci non esclude un giorno di poter tornare in servizio militare attivo, ma per il momento il suo servizio si limiterà a rispettare le richieste dell’elettorato che lo ha votato (quasi mezzo milione di italiani) per lo scranno in Parlamento Europeo. Oltre dunque a respingere il “consiglio” del giornalista, Vannacci risponde alle polemiche sollevate sulle sue posizioni politiche, compreso la risposta sulla Decima Mas tirata in ballo prima delle Europee: «operò colando a picco un tonnellaggio di naviglio nemico superiore a quanto l’intera Marina non avesse fatto dal ’39 al ’43. Quella è la Decima al cui valore con deferenza mi inchino». Sul riferimento post-guerra ai complotti neo-fascisti, Vannacci attacca che ogni riferimento altro «sarebbe totalmente arbitrario e lo respingo al mittente».

Con un chiaro riferimento al caso Bersani (sull’offesa lanciata dal politico Pd contro il generale), Vannacci non ritiene sia un insulto che gli venga dato del “fascista” mentre, diversamente, del “coglione” ecco quello è ritenuta un’offesa grave che lede la reputazione. Nella chiosa finale della lettera al “Corriere”, il generale dell’esercito che dice di non volersi dimettere contrattacca il “Corriere” spiegando come servire la Patria oggi può essere fatto «senza essere di sinistra. Dott. Verdelli, se ne faccia una ragione. Peraltro, cosa ci sarebbe di così eroico nel dare le dimissioni dall’Esercito?».