Roberto Vannacci, in una intervista a La Stampa, ha detto la sua su uno degli argomenti più spinosi del momento, ovvero la gestione degli stranieri nelle scuole italiane: “Noi siamo italiani, dobbiamo preservare la nostra identità, in migliaia sono morti sul Carso per tramandarcela. Dobbiamo insegnare le radici italiane nelle scuole. In una classe tutta di stranieri è difficile insegnare l’italianità”.



È per questo motivo che è d’accordo con la proposta del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara sull’applicare il limite nel numero di alunni stranieri nelle classi in modo da evitare che queste diventino dei ghetti. “Non voglio parlare di percentuali. Credo però che immergere gli stranieri nella cultura italiana sia il modo per integrarli meglio”, ha sottolineato. E sul caso di Pioltello: “«Pensare di fare assurgere il Ramadan a festa nazionale non ha senso. Sarebbe stato più comprensibile se avessero autorizzato gli alunni musulmani a restare a casa. INon è una festa italiana. C’è chi dice che lo diventerà tra 300 anni, io mi auguro di no”.



Roberto Vannacci sugli stranieri a scuola: il caso della figlia

Per commentare la questione relativa alla presenza di stranieri nelle scuole italiane, Roberto Vannacci ha parlato di un caso che riguarda sua figlia in prima persona. “A scuola della più piccola la più brava è una bimba cinese. Probabilmente non ha la cittadinanza italiana e nemmeno mi interessa”, ha chiarito. Non è dato sapere però se la bambina stessa vorrebbe averla o meno.

La questione relativa allo ius soli d’altronde viene discussa ormai da tempo. “Io sono per il libero arbitrio e la libera scelta. A 18 anni potrà scegliere se avere la cittadinanza italiana, non un’imposizione dalla nascita. Ora ha tutti i diritti degli altri bambini italiani e a 18 anni, quando raggiungerà per legge l’età della ragione, potrà scegliere liberamente. Dov’è il problema?”, ha concluso.