GIP MILITARE RESPINGE RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PER IL GENERALE (ED EUROPARLAMENTARE) VANNACCI
Il generale dell’Esercito Roberto Vannacci, appena eletto parlamentare europeo nelle file di Lega-ID, rischia ancora di andare a processo: il gip del Tribunale militare di Roma ha respinto questo pomeriggio la richiesta di archiviazione del procedimento che vede ancora indagato il volto nuovo della destra italiana per “istigazione all’odio razziale” in merito a quanto scritto nel suo libro “Il mondo al contrario”.
Lo stesso giudice ha dunque rifiutato la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura, fissando invece la prossima udienza per il 25 settembre 2024, informa l’Agenzia ANSA a pochi giorni dal forte successo del generale Vannacci nelle Elezioni per il Parlamento Ue: «Al momento sappiamo solo che il gip ha respinto la richiesta della Procura ma nei prossimi giorni chiederemo le carte. Una decisione che non comprendiamo perché la fattispecie contesta non è reato militare», ha spiegato ai giornalisti l’avvocato difensore di Vannacci, il legale Giorgio Carta.
DA VANNACCI A SALIS, COME FUNZIONA LA (POSSIBILE) IMMUNITÀ PARLAMENTARE IN UE
In attesa di capire quale seggio europeo sceglierà il generale Roberto Vannacci – ovvero in quale delle 5 circoscrizioni in qui è stato eletto sceglierà di procedere – il campione delle preferenze in casa Lega si ritrova ancora coinvolto nell’inchiesta per “odio razziale” con il gip militare che intende procedere, senza considerare l’eventuale immunità parlamentare che potrebbe scattare (solo in determinati casi) in caso di condanna dal processo militare. La decisione il gip di Roma la prenderà solo nella prossima udienza di settembre, quando però l’Eurocamera sarà già insediata e Roberto Vannacci europarlamentare a tutti gli effetti: a quel punto si capirà, forse definitivamente, i dettagli delle accuse e l’eventuale immunità.
«Solidarietà al generale Roberto Vannacci, recordman di preferenze alle Europee: da quando ha scelto la Lega ha iniziato ad avere qualche problema, come il Gip militare che oggi respinge la richiesta di archiviazione. Quando si dice il caso», ha commentato sui social il leader della Lega Matteo Salvini, sottolineando il presunto accanimento giudiziario nei confronti del generale campione di preferenze alle Europee 2024.
Questione per certi versi simile, ma con contesto e reati decisamente diversi, per l’altra figura centrale di questa campagna elettorale in Italia: la maestra detenuta in Ungheria Ilaria Salis (per violenze, lesioni e pestaggio), eletta con AVS nel prossimo Parlamento Ue, chiede a gran voce l’immunità parlamentare per tornare libera dopo 16 mesi di detenzione a Budapest (ora ai domiciliari). «L’immunità consiste di due parti, l’immunità e l’inviolabilità. L’inviolabilità significa che il procedimento può continuare quando e se la persona o non ha l’immunità o è stata sospesa», ha spiegato stamane Gergely Gulyas, sottosegretario alla presidenza del Consiglio ungherese, parlando del caso di Ilaria Salis e chiedendo al Parlamento Europeo la deroga all’immunità. I Verdi con Sinistra Italiana chiedono l’immediata liberazione, senza neanche aspettare la proclamazione degli eletti, ma il tema non è così semplice.
La legge europea infatti chiarisce che i membri dell’Europarlamentare godono di specifiche protezioni legali per la durata delle sessioni parlamentari, ma con alcuni distinguo: ad esempio, l’immunità non scatta in caso di flagranza diretto, e sul caso Salis l’accusa sostiene di avere le prove in video della colpevolezza della 39enne eletta con AVS, mentre avrebbe aggredito militanti di destra a Budapest sfigurandoli in volto. Come spiegano oggi su OpenOnline, l’evoluzione del caso potrebbe portare il’Europa di istituire una commissione parlamentare europea in grado di valutare se tale video rappresenti o meno una prova di colpevolezza inequivocabile di Ilaria Salis.