La Juventus ha ripreso l’Atalanta grazie a due rigori di Cristiano Ronaldo, e così si torna a parlare dell’annoso problema legato ai penalty per fallo di mano. Quest’anno sono letteralmente fioccati e aumentati: soprattutto grazie al Var perché – non è il caso di sabato sera – la possibilità di andare a rivedere un’azione – anche parecchio dopo che questa sia avvenuta – porta gli arbitri a poter tornare indietro rispetto ad eventuali errori. Ora, il problema resta: quanti di questi rigori assegnati nel 2019-2020 erano realmente rigori? All’inizio della stagione avevamo ventilato l’ipotesi – il rischio – che con la regola attuale (si parla di aumento del volume del corpo) si sarebbe potuto aprire una sorta di tiro al difensore, scommettendo su un braccio non esattamente aderente al fianco e andando così a provocare il rigore. Possiamo dire subito una cosa, a prescindere dalla fede calcistica o meno: il primo rigore fischiato alla Juventus (fallo di mano di De Roon) è identico a quello che Matthijs De Ligt si è visto sanzionare nel derby contro il Torino. Anzi: nell’occasione l’olandese della Juventus è stato anche ammonito, cosa che non è successa al connazionale della Dea (e nemmeno a Luis Muriel).



VAR E MOVIOLA JUVENTUS ATALANTA

E’ sempre scorretto fare paragoni, ma possiamo riassumerla così: se il rigore fischiato ai granata nel derby ci stava, allora deve starci anche questo. Così come eventualmente gli altri, visto che quest’anno alla Juventus sono stati assegnati 10 rigori contro; non giudichiamo quello, ma bisogna dire che il dubbio riguarda la regola in senso stretto. A norma di regolamento, il rigore Rebic-Bonucci in Milan Juventus è da dare; nella realtà dei fatti, il difensore della Juventus ha il braccio attaccato al corpo. Devia la traiettoria dalla porta al calcio d’angolo? Sì, ma a distanza minima dall’attaccante croato. Così come Maarten De Roon non era troppo distante da Cuadrado, e poi mette le braccia a protezione del corpo in un gesto naturale; se vogliamo, si può dire che Luis Muriel faccia ben poco per far sparire il suo, di braccio, quando Higuain prolunga la traiettoria del pallone arrivato da calcio d’angolo, ma il colombiano certamente non poteva scomparire e aveva poco margine temporale per reagire ed evitare il tocco. Insomma: il fallo di mano sta diventando un qualcosa che c’entra sempre meno con la dinamica del gioco, e sempre più una sorta di attrazione da luna park in cui bisogna fare centro al bersaglio.



Cosa che vale anche e soprattutto per l’attacco, dove addirittura il regolamento stabilisce che qualunque tocco con la mano debba portare all’annullamento di un gol. Anche in maniera indiretta, e lo abbiamo visto in Cagliari Atalanta: Giovanni Simeone ha scambiato con Nainggolan prima di spostarsi la palla sul destro e metterla all’incrocio dei pali. Peccato che un mancato intervento di un difensore della Dea avesse fatto terminare la stessa palla sulla sua mano, che era attaccata al corpo e che lui non ha mai mosso. Risultato? Gol annullato, perché secondo la regola quel tocco gli avrebbe procurato un vantaggio nell’andare a rete. Si capisce bene di essere al paradosso: con questo sistema diventa ancora più complicato stabilire a posteriori la bontà di un fischio. Ricorderete per esempio che il Milan aveva protestato, e a parere di chi scrive anche giustamente, per il rigore nella semifinale di Coppa Italia contro la Juventus: in quel caso Davide Calabria era girato di schiena, aveva sì il braccio largo ma atterrava da un salto e non avrebbe potuto vedere dove Cristiano Ronaldo stesse indirizzando la palla. Eppure, fu fischiato rigore: stando a quanto si è visto nelle ultime giornate sarebbe uno tra i più netti, ma chiunque abbia giocato a calcio sa che una regola del genere punisce oltremodo la postura di un difensore che non può correre o contrastare con le mani legate dietro la schiena.

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