Enfasi forse esagerata quella che gran parte dei media stanno tributando alla nuova variante del Covid, denominata Centaurus (sigla BA.2.75), destinata, così viene detto, a scalzare la variante da tempo in atto, la Omicron 5, e a diffondersi in modo massiccio in autunno. “Se un virus è ancora vitale, continua cioè a diffondersi tra le persone, è assolutamente normale e risaputo che si creino sempre nuove varianti” ci ha spiegato in questa intervista Massimo Clementi, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano.
Centaurus, ci ha detto ancora Clementi, “non è neanche una novità dell’ultima ora, perché l’abbiamo osservata a inizio luglio, quando è stata individuata una mutazione che aveva due variazioni importanti. Come con tutti i virus, una nuova variante è destinata a scalzare la precedente, se ne ha la forza”. La preoccupazione dei media, osserva ancora il virologo, è data dal fatto che negli ultimi giorni rispetto al numero dei tamponi si è osservato un lieve aumento dei casi: “Ma nessuno di questi al momento è imputabile a Centaurus”.
Professore, è arrivata una nuova variante, che scalzerà quella precedente? È destinata a essere rapidissima nei contagi, ancor più di Omicron 5?
Non è una novità che una variante di un virus scalzi la precedente, succede sempre se il virus ha la capacità di diffondersi bene. Di fatto la nuova variante, Centaurus, era stata individuata già a inizio luglio, solo che adesso, considerato il piccolo incremento dei casi di infezione in rapporto ai tamponi, si grida all’allarme. Cosa sta succedendo andrà verificato per vedere se si consolida nelle prossime settimane e se sarà così. Il Covid, purtroppo, ci ha abituati a una sua grande vivacità. La nuova variante non rappresenterebbe nient’altro che la conferma di quanto già vissuto negli ultimi tempi.
Ma i nuovi contagiati che contribuiscono a far alzare il livello statistico delle infezioni sono causati già da Centaurus?
Assolutamente no. Non si può dire, perché non c’è nessuna prova di una sostituzione delle varianti precedenti da parte di questa nuova variante. Inoltre, come dicevo, non è nuovissima, è emersa alcune settimane fa.
Come ve ne siete accorti?
Agli inizi di luglio è stata individuata una mutazione che aveva due variazioni importanti ed è stato ipotizzato che potesse modificare lo scenario epidemiologico. Però ancora non si può dire, così come non si può prevedere cosa succederà in autunno, quale sarà lo scenario dei contagi. Questo virus ci ha abituato a tanti cambiamenti di scena, cosa che spesso fa fare brutta figura ai virologi quando si avventurano in previsioni che poi, in un senso o nell’altro, si dimostrano errate.
Si dice che Centaurus faccia paura perché è velocissima a diffondersi, è così?
Sì, ma come le altre varianti. Vedremo.
È vero che Centaurus acquisisce nuove mutazioni di spike che potrebbero rafforzarla?
Personalmente non l’ho ancora verificato, però è una cosa possibile, non sarebbe qualcosa di straordinario. Probabilmente avverrà, perché con questo continuo tasso di trasmissione del virus le mutazioni avvengono.
Si è già detto che i vaccini che abbiamo fatto sono ormai superati davanti alle nuove varianti. A questo punto una quarta dose diventa imprescindibile?
Sì, i vaccini che abbiamo usato erano già superati quando a luglio con modalità non sufficientemente rigorose è stato detto di fare una quarta dose.
In che senso modalità non rigorose?
Se propongo un vaccino perché ne ho tante dosi in magazzino da eliminare non è un buon modo di chiedere alle persone di vaccinarsi. È stato un insuccesso clamoroso, poche persone vaccinate, non è stato raggiunto il target che si voleva raggiungere. Rinforzare l’immunità di chi è a rischio è sempre positivo, però dire che tutti quelli che hanno più di 60 anni la devono fare non ha sottolineato il rischio reale a cui si voleva far fronte. Adesso dovremo prestare molta attenzione, perché in autunno arriveranno i nuovi vaccini, saranno bivalenti, cioè avranno una parte di vecchio virus e una parte di Omicron e andranno veramente offerti a chi ne ha bisogno, senza tanti certificati e obbligatorietà, ma coinvolgendo la popolazione in una vaccinazione ragionata.
Sarà opportuno anche riproporre un minimo di misure di sicurezza?
Certo, ma anche qui le mascherine vanno suggerite solo nei trasporti pubblici e nei luoghi di grande affollamento, e basta. Non l’obbligatorietà a tutti i costi. Conta molto di più una informazione convincente che non una imposizione che rischia di non essere compresa.
(Paolo Vites)
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