La variante Delta, di cui ormai si sente parlare più dello stesso Covid-19, sta trovando rapida diffusione in numerose nazioni e sta letteralmente soppiantando la mutazione britannica. In Italia, in questo momento, si stima possa riguardare dal 17 al 26% degli attuali casi di positività, con le percentuali in netta ascesa. Come riporta “Il Corriere della Sera”, i contagi possono avvenire in maniera molto rapida: la Delta (o ex indiana) è trasmissibile più del 60% rispetto alla variante inglese, ma in Australia ha destato clamore l’annuncio di Gladys Berejiklian, premier del Galles del Sud, che ha dichiarato che il cluster di Bondi si è originato da due persone non vaccinate e prive di mascherina rimaste a contatto per circa 5-10 secondi in un centro commerciale.

La deduzione è stata effettuata in base alle riprese eseguite da alcune telecamere a circuito chiuso, tanto che il capo della Sanità del Queensland, Jeannette Young, ha asserito: “All’inizio di questa pandemia, ho detto che 15 minuti di stretto contatto erano un tempo cui prestare attenzione. Ora sembra che siano da 5 a 10 secondi a preoccupare. Il rischio è molto più elevato ora rispetto a solo un anno fa”.

VARIANTE DELTA: QUANDO E QUANTO SI RISCHIA?

La variante Delta può dunque contagiare nel giro di pochi secondi. Quali sono le armi per prevenire il contagio? Indubbiamente la vaccinazione, ma anche la ventilazione degli ambienti e l’utilizzo della mascherina. Quali sono, invece, i sintomi della variante Delta? Li riassume “Il Corriere della Sera”: mal di gola, mal di testa, febbre e scolo nasale, con rari episodi di tosse e nessun segnale di anosmia.

Inoltre, la variante Delta può essere ricondotta a un maggiore rischio di ricovero ospedaliero: secondo uno studio pubblicato su “The Lancet” il 14 giugno, la variante Delta è associata a circa il doppio di ricoveri rispetto alla variante britannica ed è anche più resistente ai vaccini, in particolare dopo una sola dose: il sistema sanitario nazionale del Regno Unito (PHE) ha evidenziato che tre settimane dopo una prima dose, i vaccini fornivano una protezione “del 33% contro la malattia sintomatica provocata dalla variante Delta, rispetto a circa il 50% di protezione per la variante inglese, ma gli stessi vaccini dopo due dosi sono efficaci al 96% contro i ricoveri”.