La variante Delta del Covid-19 è diventata dominante in Italia. La quasi totalità dei casi registrati nelle ultime settimane nel Paese può essere ricondotta a tale mutazione. Inevitabilmente la diffusione delle altre – Alfa, inglese e Gamma – è drasticamente calata. L’annuncio è stato dato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che si occupa del monitoraggio settimanale dell’andamento della pandemia.



In soli cinque mesi la variante Delta è passata dall’1% al 97,7%. Il virus mutato, ha ribadito l’Iss, “è caratterizzato da una maggiore trasmissibilità rispetto alla Alfa” (tra il 40% e il 60%) e risulta essere la causa di “un elevato rischio di infezione negli individui parzialmente vaccinati o non vaccinati”. Da qui la necessità di andare avanti con la campagna di vaccinazione al fine di raggiungere almeno l’80% di popolazione immunizzata. Il sistema di monitoraggio, in tal senso, sarà indispensabile anche per chiarire la necessità o meno di una terza dose. Essa potrebbe essere somministrata a partire da ottobre soltanto ai soggetti con patologie pregresse oppure molto anziani.



Variante Delta dominante in Italia. Iss: nessun cambio di colore

La variante Delta è dunque ufficialmente diventata dominante in Italia, ma per il momento la situazione resta sotto controllo. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità non ha registrato grandi variazioni nei giorni scorsi, tanto che nessun cambio di colore da parte delle regioni verrà messo in atto a partire da lunedì.

L’unica regione in zona gialla, dunque, resta la Sicilia, osservata speciale. Il tasso di vaccinazione, infatti, non è ancora soddisfacente e le strutture sanitarie sono in difficoltà. I ricoveri in area medica sono al 22,5% (la soglia per essere in zona bianca è pari al 15%), mentre nelle terapie intensive sono al 13,9% (contro una soglia del 10%). L’appuntamento con la zona arancione, ad ogni modo, per il momento è rinviato a data da destinarsi. Al limite anche la Sardegna, che anche questa settimana si salva in extremis dalla zona gialla: 15% di occupazione in area medica e 13,2% in terapia intensiva; nonché la Calabria: 16,8% e 8,9%.