La variante Delta rappresenta ancora un pericolo concreto nel complicato scenario pandemico attualmente in essere in Italia: lo afferma in un’intervista concessa al quotidiano “La Repubblica” Roberto Battiston, docente di Fisica all’Università di Trento e coordinatore dell’Osservatorio epidemiologico dell’ateneo, il quale sottolinea che in questo periodo “assistiamo a una sorta di rimozione collettiva sulla variante Delta, ma non c’è nessuna prova che sia scomparsa. Anzi, probabilmente è la principale responsabile dei decessi e dei ricoveri in terapia intensiva”.
Di fatto, è come se attualmente ci fossero due epidemie diverse: quella dovuta alla Delta e quella riconducibile a Omicron, “con effetti meno gravi sulla salute, ma così contagiosa da farci rischiare un lockdown di fatto. Per poter affrontare efficacemente questa fase, è fondamentale avere chiara tale distinzione e, magari, adoperarsi per distinguere chi si ammala di una variante piuttosto che dell’altra”. Non è quindi corretto dire che Omicron sta soppiantando Delta, in quanto, nonostante l’esplosione di Omicron, Delta “ha continuato a espandersi nelle ultime settimane e a ridosso di Natale causava 30-35mila nuovi contagi al giorno. Oggi ne provoca, probabilmente, circa 40mila”.
VARIANTE DELTA, BATTISTON: “MENO LA FACCIAMO CIRCOLARE, MEGLIO È”
Nel prosieguo del suo intervento su “La Repubblica”, Roberto Battiston rimarca che la variante Delta “è all’origine dei casi più gravi nei non vaccinati: decessi e ricoveri nelle terapie intensive. Se non la si argina rapidamente o non si prendono opportune misure di potenziamento delle strutture di emergenza, si rischia il collasso del sistema ospedaliero nei prossimi 30 giorni”. L’errore di fondo consiste nel fatto che siamo convinti di combattere un solo nemico, il Covid-19, mentre attualmente “siamo di fronte a due varianti molto diverse, che adottano strategie e hanno conseguenze completamente diverse”.
Purtroppo, però, dice Battiston, sul sequenziamento dei tamponi, tecnica che permetterebbe di distinguere Delta da Omicron, in Italia siamo molto indietro, in quanto abbiamo “dati insufficienti” e “con grande ritardo rispetto allo sviluppo della pandemia. Quindi ci muoviamo quasi alla cieca, sparando con le stesse armi a bersagli molto diversi tra loro”. Insomma, meno facciamo circolare l’ex mutazione indiana, meglio è, visto l’elevato rischio che corrono i non vaccinati.