La variante Delta, conosciuta anche come indiana, sta mettendo in ginocchio il Regno Unito e anche l’Italia comincia ad allarmarsi per la mutazione del virus SARS-CoV-2 che ha fatto registrare i suoi primi focolai anche nel nostro Paese, senza dimenticare che potrebbero essere addirittura più numerosi, dal momento che, come ricordato dal professor Massimo Galli, noto infettivologo, nello Stivale manca un monitoraggio puntuale delle varianti, inclusa quella oggetto del presente articolo. Inoltre, come se non bastasse, il “Financial Times”, autorevole giornale britannico, allunga nuove ombre sul rapporto tra la variante Delta e l’Italia.
In particolare, si legge nell’articolo pubblicato, essa è dominante in Gran Bretagna e in Portogallo, nazioni dove arriva ad attestarsi addirittura al 98 e al 96% dei casi di positività rilevati. Segue laRussia, che è al 99%, ma ha sequenziato meno dell’1% dei campioni di virus, quasi tutti nella zona di San Pietroburgo. Dopodiché, in questa speciale e “poco gradita” classifica, trovano spazio gli Stati Uniti d’America, fermi al 31%, e poi, appunto l’Italia, che è al 26% dei casi connessi alla variante indiana.
VARIANTE DELTA: LA SITUAZIONE IN ITALIA SECONDO LE STIME DEL “FINANCIAL TIMES”
Le stime della diffusione della variante Delta nei Paesi della Terra, inclusa l’Italia (quinta al mondo), sono state riportate dalla testata britannica “Financial Times” e sono realizzate sulla base delle sequenze genetiche del virus depositate presso la banca internazionale di dati genetici Gisaid e dei dati dell’istituto di ricerca belga Sciensano. Alle spalle del nostro Stato si collocano Belgio (16%), Germania (15%) e Francia (6,9%).
Inoltre, in base a quanto evidenziato dai colleghi del FT, in Gran Bretagna, Portogallo e Russia “all’aumento della diffusione della variante Delta corrisponde un progressivo calo nella circolazione della variante Alfa, ovvero la inglese“, mentre tale tendenza non è invece ancora stata evidenziata negli Stati Uniti, in Italia, in Belgio e in Germania, dove quella britannica risulta essere la mutazione ancora decisamente dominante.