Novità per quanto concerne la variante Delta (ex indiana): il Ministero della Salute ha disposto una nuova indagine rapida per calcolare la diffusione in Italia delle principali mutazioni del Coronavirus, a partire proprio da quella che sta tenendo sotto scacco il Regno Unito. In particolare, come si apprende da una circolare diramata proprio dai vertici ministeriali, saranno esaminati con sequenziamento genomico i campioni notificati il 22 giugno e catalogati come prime infezioni. Stando ai dati fino a questo momento disponibili, nel nostro Paese la variante Delta non sarebbe molto diffusa, ma, parallelamente, sarebbe anche poco tracciata.
Per questo motivo la circolare ministeriale, dal titolo “Stima della prevalenza delle varianti VOC (Variant Of Concern) in Italia: lineage B.1.1.7, P.1, B.1.617.(1,2 o 3) e B.1.351, e altre varianti del virus SARS-CoV-2”, dispone un accertamento coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con le Regioni e le Province Autonome e in particolare con i laboratori da queste ultime identificati.
VARIANTE DELTA: COSA SAPPIAMO FINO AD OGGI
Per quanto riguarda la variante Delta, al momento sappiamo che è più contagiosa del 50% rispetto a quella britannica e, come ha dichiarato Massimo Galli ad “Agorà” nella mattinata di oggi, lunedì 21 giugno 2021, in Italia “non la si sta seguendo abbastanza. I focolai identificati sono pochi e limitati”. Le ultime statistiche utili parlando dell’1% dei contagi totali nel nostro Paese, ma si arriva anche a picchi del 3% nel Lazio e a cluster di modeste dimensioni in Puglia e in Lombardia, anche se la sensazione è che tale percentuale possa aumentare in occasione del prossimo monitoraggio.
Come evidenzia il quotidiano “La Stampa”, sarà indispensabile il sequenziamento genomico per mappare “in tempo reale” le varianti sul territorio. Il problema vero, semmai, è che per risultare efficace deve raggiungere una soglia minima di sequenziamenti pari al 5%, meglio ancora se del 10% (fonte Ecdc). “In Italia – si legge sul quotidiano –, oggi come oggi, con i sequenziamenti siamo all’1,3%. L’Istituto Superiore di Sanità ha annunciato che da settembre nascerà la rete italiana per il sequenziamento, che coordinerà i laboratori regionali”.