Mentre in Italia inizia ad emergere anche nel dibattito pubblico il “tema” della variante indiana – dopo i primi due casi evidenziati in Veneto – dall’Organizzazione Mondiale della Sanità arrivano le prime considerazioni preoccupate su quanto sta avvenendo nel bacino dove si è sviluppata questa variante con “doppia mutazione”. «La situazione in India è tragica», lo ha detto il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus nel consueto punto stampa sullo stato della pandemia Covid nel mondo. «Fa piacere assistere a un calo seppur ridotto dei casi e dei decessi in diverse aree, ma molti paesi stanno ancora vivendo momenti di intensa trasmissione del covid e la situazione in India è devastante», ribadisce il n.1 dell’organizzazione nel briefing con la stampa.
Come OMS e come comunità internazionale si sono attivati tutti i canali per i primi interventi in aiuto, come ventilatori di ossigeno, ospedali da campo mobili e altri strumenti di laboratorio: da tenere monitorata la variante indiana, così come gli altri “focolai” sparsi per il mondo in queste ultime settimane, «la pandemia di Covid 19 continua a intensificarsi. I nuovi casi sono stati in aumento per la nona settimana consecutiva e i decessi crescono da 6 settimane. Per mettere i numeri in prospettiva: la scorsa settimana abbiamo avuto quasi gli stessi casi dei primi 5 mesi di pandemia».
CAOS COVID IN INDIA
Basterebbero i numeri in arrivo dall’India per rendersi conto che la semi-improvvisa esplosione di casi Covid dell’ultimo mese pone un segno di assoluta “incertezza” circa l’impatto della cosiddetta “variante indiana” sulla pandemia mondiale: 300mila nuovi contagi ogni 24 ore da almeno 5 giorni a questa parte (ieri 352k, ndr), 17 milioni contagiati in tutta l’India da inizio pandemia, 195.123 morti con l’ultimo aggiornamento delle 2.8132 vittime nelle ultime 24 ore.
Il sistema sanitario indiano – già complesso di suo per le diversità abnormi tra ceti sociali, singoli stati e realtà nazionali – è di fatto al collasso con addirittura negli ultimi giorni l’appello allarmante sulla mancanza di scorte d’ossigeno negli ospedali: UE e USA stanno disponendo i primi aiuti ma a spaventare il Covid in India non è solo il tremendo impatto locale della pandemia. È di fatto tutto il mondo ad avere i riflettori puntati su Nuova Delhi e sulla variante che rischia di complicare non poco la battaglia al Covid-19 e la campagna vaccinale di massa: è di stamattina la segnalazione del Governatore Luca Zaia che afferma come la variante indiana sia stata individuata anche in Veneto, aumentando così i 4-5 vasi finora registrati nel nostro Paese nelle ultime settimane. La situazione resta decisamente tranquilla per il momento in Ue, anche se le immagini in arrivo dall’India non fanno affatto ben sperare: collasso ospedali, mancanza di ossigeno e morti cremati letteralmente per strada vista l’impossibilità di reggere un numero di vittime così alto ogni giorno.
COSA SAPPIAMO AD OGGI DELLA VARIANTE INDIANA
Come abbiamo già purtroppo visto con le prime “varianti” la scienza è tutt’altro che univoca nel giudizio circa impatto e pericolosità: davanti all’allarme preoccupato degli esperti come Andrea Crisanti (microbiologo dell’Università di Padova) e Massimo Galli (virologo del Sacco di Milano), replicano il coordinatore Cts Franco Locatelli e questa mattina il direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, Giovanni Maga. Raggiunto dall’Adnkronos, il virologo ha spiegato «In Italia non ci sono motivi di allarme per la variante indiana del virus Sars-Cov2. Quello che sta succedendo in India con news drammatiche in arrivo dal Paese e con il grande aumento dei casi, non è dimostrato che sia dovuto esclusivamente a questa variante. Sappiamo che nel Paese circolano, come in tutti i Paesi, moltissime varianti. Il problema dell’India è che si tratta di un Paese con una densità di popolazione molto elevata e che a rafforzare le misure di contenimento fa fatica. La situazione indiana è completamente diversa dalla nostra».
Da ieri è attiva in Italia l’ordinanza del Ministro Speranza in merito alla chiusura dei confini italiani da chiunque provenga o passi dall’India, salvo stringente vigilanza e quarantena: varianti come quella indiana (o brasiliana, ad esempio) secondo Maga «circolano da mesi, ma nei Paesi occidentali ci sono stati pochissimi casi. E non ci sono nemmeno segnali che ci sia un’espansione in atto». Secondo il professor Massimo Ciccozzi, ordinario di Statistica medica ed epidemiologia nell’Università Campus Biomedico di Roma, la variante indiana è sì più contagiosa ma non più letale: nell’intervista esclusiva al Sussidiario.net, l’esperto ci ha detto lo scorso 24 aprile «in India di vaccini se ne fanno pochi» il che rende anche difficile capire come sia l’impatto delle vaccinazioni con la variante indiana. Come ha spiegato ancora Ciccozzi, la variante in questione funziona con una doppia mutazioni della proteina Spike, il che la rende più trasmissibile rispetto alle precedenti versioni: «La nuova mutazione è riconoscibile dal codice L452R, che è uguale a quello che si riscontra nella variante californiana. L’altra è E484Q, dove la Q ha sostituito la K, che era presente nelle mutazioni brasiliana e sudafricana. Significa che l’acido glutammico viene sostituito dalla glutamina. Queste due mutazioni vanno in coppia». La letalità però non dipende da queste mutazioni, anche se un rischio per l’Italia e l’Europa potrebbe comunque esserci: «ancora non lo sappiamo, ma potrebbe esservi una maggior resistenza alla vaccinazione, perché la resistenza al vaccino la dà la 484, che adesso come abbiamo detto è cambiata da K a Q. Al momento non abbiamo dati dall’India», concluse Ciccozzi.