Il virologo Roberto Burioni è intervenuto anche nella passata puntata di Che tempo che fa durante la quale ha ampiamente parlato della variante indiana. Purtroppo nelle ultime settimane in India c’è stato un incremento vertiginoso dei casi e in contemporanea un aumento dei morti. Il sistema sanitario è andato letteralmente in tilt con un numero di pazienti sempre maggiore che non riescono più ad essere curati. “Si muore perchè manca l’ossigeno”, ha spiegato Burioni, “perchè manca un posto in ospedale e muoiono anche tanti giovani”. Di fronte ad una catastrofe simile è giusto porsi una domanda: c’è forse una variante in India molto più pericolosa e capace di provocare tutti questi problemi? Da qualche tempo, infatti, non si fa altro che sentir parlare della cosiddetta “variante indiana”, che come precisato da Burioni, “di indiano non ha nulla” dal momento che questo virus come appare in una parte del mondo, poco tempo dopo è ovunque.
La variante indiana era già apparsa lo scorso ottobre e viene chiamata impropriamente “doppio mutante”, come se avesse due mutazioni. “In realtà ne ha altre 11 oltre a queste due, ma queste sono le più importanti”, ha aggiunto il virologo. La prima, a suo dire, è una mutazione chiamata “E484Q”.
BURIONI E LA LEZIONE SULLA VARIANTE INDIANA
Parlando della prima mutazione della variante indiana, la E484Q, Burioni ha aggiunto nell’ambito della sua “lezione” a Che tempo che fa: “sembra essere associata alla possibilità di evadere entro certi limiti il sistema immunitario, ma per fortuna è presente in altre varianti che vengono poi bloccate dai vaccini”. Un’altra mutazione, la seconda, è stata già vista in un’altra variante del Coronavirus, la “Californiana”. Si tratta della mutazione “L452R” e secondo l’esperto “sembra essere associata a una maggiore trasmissibilità”. Parlando dunque della variante indiana, il virologo ha aggiunto: “Non sembrano esserci particolari motivi di allarme da questa variante che dovremmo comunque studiare e valutare ma al momento non c’è qualcosa che può giustificare la catastrofe indiana”. Ma da cosa può dipendere, allora, quanto accaduto in India? L’esperto ha preso in esame alcuni pazienti di Latina tornati dall’India ma che avevano la variante inglese, considerata “pericolosissima perchè più contagiosa e capace di causare una malattia più grave”.
COSA È ACCADUTO IN INDIA
L’India a detta del virologo, ha gestito l’emergenza in maniera più superficiale con misure molto timide ed addirittura il governo ha consigliato ai cittadini di curarsi con l’omeopatia. Sono state consentite manifestazioni sportive alle quali hanno partecipato in migliaia e ci sono state elezioni, comizi e ricorrenza religiosa con milioni di persone che si sono radunate in luoghi con condizioni igieniche molto precarie. “Questa è una lezione durissima di cosa può succedere se non si prendono le dovute precauzioni. E di quanto può essere grave questo virus se un sistema sanitario viene sopraffatto”, ha concluso Burioni, “e ci fa anche capire come i sacrifici da noi compiuti hanno avuto un senso”. A suo dire occorre continuare a farli ancora per quaqulche mese “perchè i vaccini stanno funzionando benissimo”. Ma occorre stare attenti a non rimetterci qualcosa nell’ultimo miglio. “Dobbiamo aiutare gli indiani perché il mondo dei virus non conosce frontiere – ha concluso – e aiutare i Paesi meno fortunati significa anche fare il nostro interesse perché finché non sarà spartito il virus non potremo stare tranquilli”.