Corre anche negli USA il contagio causato dalla variante Lambda, mutazione del coronavirus emersa per la prima volta in Perù. Per quanto il numero di casi attribuibili alla variante Delta sia nettamente superiore, gli esperti sono concordi nel dire che l’evoluzione della Lambda merita un monitoraggio costante. Ma quali sono le sue caratteristiche? Come riportato da TgCom24, Preeti Malani, direttore sanitario nella divisione delle malattie infettive presso l’Università del Michigan ad Ann Arbor: “Presenta mutazioni preoccupanti, ma questa variante rimane piuttosto rara negli Usa nonostante sia in circolazione da diversi mesi“. Un esperto della Infectious Diseases Society of America ha ammesso quanta incertezza vi sia rispetto a questa variante in questo momento: “E’ difficile sapere con certezza quanto sia trasmissibile la Lambda e quanto bene ne proteggano i vaccini. Finora, sembra che la Lambda sia più trasmissibile del virus SARS-CoV-2 originale“.



VARIANTE LAMBDA, LA MUTAZIONE MONITORATA DAGLI STUDIOSI

Come osservato da una recente ricerca coordinata dall’Università di Tokyo, firmata dagli studiosi Izumi Kimura e Kei Sato, e accessibile online su bioRxiv, il portale che accoglie gli articoli non ancora sottoposti all’esame della comunità scientifica, le mutazioni che rendono la variante Lambda particolarmente infettiva sono due e sono indicate con la sigla T76I e L452Q. Ve n’è poi una terza, collocata nella parte terminale della proteina Spike e indicata con la sigla RSYLTPGD246-253N, grazie alla quale la variante riesce a sfuggire agli anticorpi e che, secondo gli autori della ricerca, è una sorta di sorvegliata speciale poiché potrebbe essere “strettamente associata alla massiva diffusione dell’infezione della variante Lambda in Sudamerica“. In ogni caso i motivi per essere fiduciosi ci sono: sempre Preeti Malani ha infatti spiegato che “gli studi suggeriscono che i vaccini attualmente disponibili rimangono efficaci” anche sulla variante Lambda.

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