La variante nigeriana è arrivata in Italia. Il coronavirus continua a mutare rispetto al ceppo originario di Wuhan, quindi dopo quella inglese, brasiliana e sudafricana, ne viene segnalata un’altra. Non è però una novità per gli addetti ai lavori, in quanto è stata scoperta a dicembre nella regione del Kent, in Inghilterra, lì dove si è sviluppata quella inglese. “Fa parte di un lignaggio chiamato B.1.525 che è quello che la identifica”, spiega il professor Massimo Ciccozzi a Il Giornale. L’epidemiologo dell’Università Campus biomedico di Roma ha scoperto alcune delle mutazioni del coronavirus, quindi è esperto del tema. Nello specifico, la variante nigeriana presenta molteplici mutazioni, “molte delle quali in comune con le altre varianti note ossia l’inglese, la brasiliana e la sudafricana”. Con loro condivide, ad esempio, la mutazione 501Y che incrementa la contagiosità del virus e la E484K che sembra deputata a diminuire l’efficacia degli anticorpi monoclonali.
Il trend del rilevamento della variante nigeriana è in aumento: trovata prima a Napoli e poi a Brescia, è stata individuata anche in Sicilia e Valle d’Aosta. Ci sono comunque molte cose che non si sanno di questa mutazione. Ha mutazioni Q677H e F888L il cui impatto non è ancora noto. “Sicuramente è molto contagiosa come le altre ma che sia più pericolosa in senso di letalità assolutamente no, non c’è alcuna evidenza”, aggiunge il professor Massimo Ciccozzi.
VARIANTE NIGERIANA E PERICOLO RICOMBINAZIONE
Oltre alle varianti Covid, bisogna però tener d’occhio eventuali effetti di ricombinazione. Chi contrae il coronavirus può essere infettato anche da più varianti, quindi l’organismo può creare una ricombinazione tra le due, come accaduto a Milano, dove è stata isolata dal professor Francesco Broccolo “una ricombinazione tra variante nigeriana e variante inglese, la fusione tra due varianti”. Lo spiega il professor Massimo Ciccozzi, secondo cui è facile che un virus ad Rna si ricombini. “Una persona può essere infettata da due varianti diverse e creare una ennesima variante insolita con una costellazione di mutazioni che, tutte insieme, possono inficiare un’efficacia vaccinale”, sintetizza l’epidemiologo per rendere l’idea dell’impatto a livello pratico che ciò potrebbe avere, anche se comunque non è chiaro cosa possono provocare queste mutazioni in sinergia. Di sicuro è uno svantaggio per noi.
Quel che serve, oltre ad una campagna vaccinale rapida, è anche un sistema di sorveglianza e monitoraggio efficace. “Il principio di fondo è il solito: se non facciamo un sistema di sorveglianza e di monitoraggio non sapremo nulla. Poi magari arrivano un mix di mutazioni sullo stesso ceppo, che diventa ibrido, andando potenzialmente a compromettere l’efficacia vaccinale”, prosegue Massimo Ciccozzi a Il Giornale.