La variante Omicron costituisce una minaccia di cui non si ha ancora piena contezza all’interno della pandemia di Coronavirus, ma i dati che giungono dal Regno Unito cominciano a restituirne una percezione maggiormente definita. In particolare, dalle colonne del “British Medical Journal”, Elisabeth Mahase ricostruisce lo scenario: la mutazione è stata individuata per la prima volta in Sudafrica il 24 novembre ed è stata rintracciata complessivamente in 57 Paesi. Il gruppo di modellazione pandemica del Regno Unito ha avvertito che Omicron ha “un significativo vantaggio di trasmissione e una significativa fuga immunitaria”, come confermato anche dal segretario alla Salute dell’Inghilterra, Sajid Javid, ai microfoni di Sky News: “Si diffonde più velocemente di qualsiasi altra variante di Covid-19 che abbiamo visto finora. Stimiamo che il suo tempo di raddoppio sia tra i due giorni e mezzo e i tre giorni, il che significa che a questo ritmo entro la fine dell’anno potremmo raggiungere circa un milione di infezioni in tutta la nazione”.
Per quanto concerne la malattia grave, “è stato suggerito che, anche se Omicron è più trasmissibile di Delta, provoca infezioni meno preoccupanti. L’occupazione dei letti di terapia intensiva negli ospedali sudafricani tra il 14 novembre e il 4 dicembre è stata del 6,3%, e l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita ‘molto bassa rispetto allo stesso periodo in cui il Paese stava affrontando il picco legato alla variante Delta a luglio’“.
VARIANTE OMICRON, GLI ESPERTI: “IL TASSO DI INFEZIONE POTREBBE AVERE CONSEGUENZE DEVASTANTI”
Altri esperti sanitari, si legge su “BMJ”, hanno avvertito che, anche se la variante Omicron causa una malattia meno grave, il suo tasso di infezione potrebbe avere “conseguenze devastanti”. Tim Spector, professore di epidemiologia genetica al King’s College di Londra, ha commentato: “Se i numeri salgono alle stelle, non importa se la percentuale di persone ricoverate o morenti rimane bassa… Si tratta di volume, non di percentuali. Un tasso di trasmissione elevato anche nei vaccinati potrebbe avere conseguenze devastanti e, intanto, centinaia di persone continuano a morire ogni settimana”.
Poi, il quesito più chiacchierato di questo periodo: Omicron sfugge ai vaccini? I risultati di uno studio limitato, che ha coinvolto solo 12 persone in Sudafrica, indicano che l’efficacia del vaccino Pfizer-BioNTech potrebbe essere significativamente ridotta, con un livello di anticorpi neutralizzanti 41 volte inferiore, se confrontato con una qualsiasi variante del virus diffusa nelle prime fasi della pandemia. Tuttavia, Jonathan Ball, professore di virologia molecolare all’Università di Nottingham, ha precisato: “C’è ancora una neutralizzazione del virus misurabile, soprattutto in coloro che sono stati vaccinati e precedentemente infettati. Ecco perché abbiamo ancora bisogno di far passare il messaggio: vaccinatevi, anche se siete stati infettati in precedenza”.
VACCINI AGGIORNATI PER LA VARIANTE OMICRON?
Nel contempo, aggiunge “BMJ”, Pfizer ha evidenziato – in base ai dati raccolti – che nelle persone vaccinate con due dosi è stata rilevata “una riduzione nei titoli di neutralizzazione superiore di 25 volte rispetto al wildtype del virus“, suggerendo che due dosi “potrebbero non essere sufficienti a proteggere dall’infezione con la variante Omicron. Ulteriori studi indicano che la terza dose aumenta i titoli anticorpali di 25 volte”. Il tutto mentre potrebbe presto essere immesso sul mercato un vaccino aggiornato: “Pfizer e BioNTech hanno iniziato a sviluppare una versione specifica Omicron del loro vaccino il 25 novembre e i primi lotti potrebbero essere pronti per la consegna entro 100 giorni, in attesa dell’approvazione normativa. Anche Moderna sta lavorando su una versione aggiornata contro la nuova variante: potrebbe essere disponibile a marzo”.
Sui trattamenti antivirali e anticorpali contro la variante Omicron, invece, non si hanno ancora indicazioni certe: GSK ha specificato che il suo anticorpo monoclonale Sotrovimab mantiene l’attività in vitro contro l’intera proteina Omicron spike conosciuta. Però, l’azienda biotecnologica Regeneron ha riferito che i primi test effettuati sul suo trattamento con anticorpi monoclonali Ronapreve hanno mostrato che esso potrebbe avere un’efficacia ridotta contro la variante Omicron. Nulla, infine, si sa in merito all’antivirale Molnupiravir contro questa nuova mutazione.