Aumentano i contagi, intorno ai 20mila casi al giorno, ma fortunatamente ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi salgono più a rilento. Intanto la Calabria scivola in zona arancione, la variante Omicron preoccupa per la sua capacità di trasmissione e dal 16 dicembre il generale Figliuolo ha annunciato che partirà la campagna vaccinale pediatrica.



Mentre l’Ema sta per dare il via libera a un nuovo siero anti-Covid più tradizionale, il Nuvaxoid della Novavax, resta sempre un 10% di italiani che non ha ancora ricevuto neppure la prima dose. I vaccini riusciranno a fermare la Omicron? E il Novavax riuscirà a convincere i no vax meno ideologici? Ne abbiamo parlato con Silvio Garattini, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano.



In Italia sono stati segnalati solo 26 casi di variante Omicron, ma fa paura la sua capacità di diffusione, che Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, ha definito “spaventosa: addirittura 4 o 5 volte superiore rispetto alla Delta che già ci aveva impressionato”. Quanto è aggressiva?

Per adesso non sappiamo se determina più malattie gravi e più mortalità: ci vuole tempo e ci vuole che si infettino molte persone per trarne delle conclusioni. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che questa variante si riproduce molto rapidamente: mentre la Beta e la Delta per arrivare all’80% della popolazione contagiata avevano bisogno fra le 8 e le 10 settimane, la Omicron, stando ai dati del Sudafrica, ha impiegato solo 2 settimane.



Dobbiamo subito aggiornare i vaccini contro la Omicron?

Intanto in via precauzionale si somministra la terza dose: se aumentiamo le nostre risposte immunitarie, possiamo far fronte meglio anche a questa variante. Quanto all’aggiornamento dei vaccini, ancora non abbiamo elementi sufficienti, serve ancora un po’ di tempo.

Il caso del giorno è rappresentato dalla revoca del green pass per i soggetti che diventano positivi al Covid. È un fenomeno destinato ad ampliarsi?

Sappiamo che i vaccini non sono sterilizzanti, cioè anche i vaccinati possono infettarsi, però le analisi fatte indicano che il vaccinato ha una carica virale molto bassa e che dura molto poco. Al contrario, ai non vaccinati la carica virale è molto alta e resiste a lungo. Il pericolo è molto basso per chi è vaccinato: ha probabilità di essere protetto pari al 90%.

Quanto dura la protezione fornita dai vaccini?

Non abbiamo ancora evidenze conclusive. Gli anticorpi diminuiscono con il passare del tempo, ma è logico: se non c’è virus, le difese calano. Ma dobbiamo ricordarci che l’immunità non è data solo dagli anticorpi, perché entrano in gioco anche le cellule che inglobano il virus, i linfociti T e i macrofagi, e soprattutto la memoria immunitaria. Anche se non sappiamo ancora come si comporterà nelle persone che da qui a qualche anno potrebbero contrarre di nuovo il Covid.

Dal 16 dicembre partirà la campagna vaccinale pediatrica. Immunizzare i bambini fra i 5 e gli 11 anni è una scelta affrettata o necessaria?

Per essere tranquilli dobbiamo vaccinare tutti. I bambini non sono completamente esenti dalla malattia, anche in forma grave: sono pochi casi, ma si verificano. E poi i bambini possono infettare gli altri, quindi la protezione è importante anche per loro. Occorre comunque fare le cose con gradualità: la priorità è somministrare le terze dosi per rafforzare l’immunità di chi è stato vaccinato ma non ha dato risposte immunitarie sufficienti.

Per cercare di frenare la corsa dei contagi meglio accelerare con le terze dosi o vaccinare chi non ha ancora ricevuto la prima inoculazione?

È sicuramente più urgente vaccinare chi non ha ancora ricevuto la prima dose, perché sono quelli che più frequentemente vanno a finire in ospedale o in terapia intensiva. I dati dell’Iss lo confermano: nella stragrande maggioranza gli ospedalizzati sono non vaccinati.

Oltre 6 milioni di italiani non hanno alcuna copertura contro il Covid, ma a giorni l’Ema dovrebbe dare il via libera al Nuvaxoid, il vaccino di Novavax. Lei ha spiegato che è diverso dagli altri attualmente in uso, perché più “tradizionale”. Che vantaggi offre in termini di sicurezza ed efficacia?

La sua efficacia è paragonabile a quella degli altri vaccini, però non abbiamo ancora i grandi numeri, come per gli altri sieri, per poter dare un giudizio definitivo. È chiaro che queste proteine che vengono somministrate sono diverse dall’Rna, perché l’Rna fabbrica nelle cellule le proteine che poi vengono riconosciute come estranee. Nel caso del Novavax, invece, si fabbricano le proteine che, una volta iniettate, vengono ritenute estranee, ecco perché è più vicino ai vaccini tradizionali. Un vantaggio è che il Nuvaxoid non ha probabilmente bisogno della catena del freddo e questo lo rende adatto ai paesi a basso reddito. Ricordiamoci che dobbiamo vaccinare il mondo, altrimenti possono tornare tra noi tante varianti, alcune delle quali potrebbero non essere sensibili ai nostri vaccini. E allora dovremmo ricominciare tutto da capo. Vaccinare il mondo non è un atto di beneficienza, ma un atto di sano egoismo: non ci salveremo da soli.

Il vaccino Novavax può essere la chiave giusta per convincere dubbiosi e reticenti a vaccinarsi?

Soprattutto quelli che non vogliono sentir parlare di mRna.

A proposito di vaccini a mRna, c’è chi dice che siano sostanzialmente terapie geniche somministrate a persone sane. Che ne pensa?

Non sono assolutamente terapie geniche. Tra l’altro, questo è un Rna modificato, non ha le caratteristiche dell’Rna presente nel nostro organismo.

Ci sarà bisogno dell’obbligo vaccinale per uscire dalla pandemia?

Dipende molto da noi. Sono, per esempio, favorevole all’idea di togliere il tampone dal green pass, così la gente, se vuole fare una vita normale, deve vaccinarsi.

(Marco Biscella)

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